Si è spento all’età di 101 anni Fiorello Zorzi. Una vita intensa, dedicata alle cose che contano, concentrata sull’essenziale. Un uomo buono. Si è spento? Come è stato detto il giorno del suo funerale, una luce come la sua non si spegne. Continua a illuminare non solo i ricordi, ma anche le cose presenti e le prospettive future.
Fiorello Zorzi era nato a Vipiteno nel 1920. Cresciuto tra due tragiche guerre, è stato testimone del “Secolo breve”, di cui ha osservato e vissuto contraddizioni, prospettive, speranze e illusioni. Uomo buono e intelligente, sempre attento alle potenzialità della persona che aveva di fronte, anche quelle più nascoste. Ognuno, di Fiorello Zorzi, ha un suo ricordo particolare: come preside di ITI e IPIA, presidente dell’Azione cattolica, consigliere comunale, amico e confidente. Nei lunghi anni della sua vita da pensionato la sede dell’Azione cattolica era divenuta la sua seconda casa. Volontario a tempo pieno. Sempre pronto a dare una mano anche alla fabbrica del settimanale diocesano Il Segno: un consiglio, la correzione di una bozza o la redazione di un testo.
Raccontava volentieri la storia del padre Francesco, che all’inizio del Novecento aveva sgobbato nel cantiere dell’hotel Emma di Merano. Più tardi sarebbe diventato direttore didattico e ispettore scolastico. Nel 1945 avrebbe elaborato uno dei primi progetti per l’insegnamento nella madrelingua nelle scuole elementari altoatesine.
Raccontava dello zio prete – don Martino – che, potendo scegliere se diventare cappellano del duca di Pistoia a Gries o se fare il parroco della chiesa dell’ospedale di Merano, aveva scelto senza dubbio Merano.
E raccontava di come avesse conosciuto Giuseppe Lazzati nello Stalag VI C/Z Oberlangen. Lazzati era stato arrestato a Merano il 9 settembre 1943 e deportato in Germania, essendosi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Nel dopoguerra fu uno dei padri costituenti e a lungo il rettore dell’Università Cattolica.
Con Lazzati Fiorello Zorzi aveva condiviso, oltre la baracca del lager, i principi di vita, la fiducia nei giovani e l’impegno per la “città dell’uomo”.
Grazie Fiorello, per le tue storie e per la tua storia.
Autore: Paolo Bill Valente