“La mafia non è solo un affare siciliano”

Una Festa della Repubblica all’insegna del trentesimo anniversario delle stragi di mafia a Palermo (maggio e luglio 1992). L’occasione giusta per riflettere sul ruolo delle Istituzioni democratiche delle quali Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e le donne e gli uomini che morirono con loro furono fedelmente al servizio.

“Nel 1992”, ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vennero colpiti perché, con professionalità e determinazione, avevano inferto colpi durissimi alla mafia, con prospettive di ulteriori seguiti di grande efficacia, attraverso una rigorosa strategia investigativa capace di portarne allo scoperto l’organizzazione. La mafia li temeva per questo: perché capaci di dimostrare che non era imbattibile e che lo Stato era in grado di sconfiggerla attraverso la forza del diritto”.
Il diritto – che non è semplicemente l’insieme di leggi e regolamenti, con tutte le lacune del caso – è ciò che i cittadini, soprattutto quelli più deboli, hanno a disposizione per veder riconosciuti e difesi i propri diritti. Il diritto è l’unico modo per opporsi in modo legittimo ed efficace alla violenza, alla prevaricazione, all’arroganza di chi usa e abusa del potere per i propri interessi o per gli interessi della propria parte.
“La mafia non è solo un affare siciliano”, ha ricordato a Palermo il presidente Arno Kompatscher. E non si tratta solo di criminalità organizzata, ma di uno stile, di una cultura: o con noi (sottomessi e in silenzio) o contro di noi (da isolare, da eliminare). Il diritto ha una sua forza intrinseca, ma ha bisogno, per divenire effettivo, di istituzioni sane, di cittadini consapevoli del proprio ruolo, di una cultura della legalità.
Falcone, sottolinea Mattarella, ebbe “la determinazione di fare giustizia, facendo prevalere il diritto, ripristinandolo. Per consentire alle persone pienezza di libertà e maggiori opportunità di futuro contro la presenza delle mafie che ne ostacola e talvolta ne impedisce l’effettiva libertà”.
“La fermezza del suo operato nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, a qualunque costo, anche a quello della vita”.

Autore: Paolo Bill Valente

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