I fascismi cent’anni dopo. Come riconoscerne i segni

In questo mese di ottobre 2022 si ricorda il centenario della presa di potere del fascismo in Italia. Nel fare memoria della “marcia su Bolzano” del 2 ottobre 1992, in molti hanno invitato a imparare dalla storia e a evitare gli errori del passato. A fine mese, il 28 ottobre, ricorreranno i cento anni della “marcia su Roma”.

Ma che cosa fu (è) di preciso il fascismo? Umberto Eco, alla fine del secolo scorso, propose una serie di elementi caratteristici per individuarlo. Può essere utile riprendere in mano l’elenco per valutare, oggi che “quel” fascismo è storia, a che cosa stare attenti per non essere rapiti da fenomeni analoghi.
Un primo punto è il culto della tradizione del passato. Una tradizione dalle origini occulte, misteriose, spesso creata a tavolino. Ne segue il rifiuto di ciò che è moderno, combinato, paradossalmente, a un’adorazione irrazionale della tecnologia. Questo irrazionalismo si sostanzia nel culto dell’azione per l’azione e porta a un atteggiamento diffidente verso scienza e cultura. Ne deriva anche il rifiuto della critica e dello spirito critico, perché, facendo domande, si mette in dubbio la falsa unità della tradizione. Il fascismo ha paura di ciò che è diverso e complesso. Il razzismo (anche nella forma dell’antisemitismo) ne è la manifestazione più evidente (come lo sono anche il partito unico, l’omologazione dei mass media). Il fascismo fece leva, storicamente, sulla frustrazione delle classi medie, figlia della depressione postbellica e poi della crisi economica. Da ciò l’uso del populismo come metodo di propaganda. Esso manipola l’idea di popolo (e nazione) come entità monolitica che esprime una volontà comune (totalitaria) e non considera i diritti degli individui. La “volontà del popolo”, oltretutto, ha un unico interprete: il capo. Ne conseguono altre particolarità: la derisione delle regole democratiche; l’elitismo di massa e il disprezzo per i deboli (come le minoranze); l’idea di un eroismo di massa che spinga a immolare se stessi per una causa “comune”; il machismo (che implica l’inferiorità delle donne e la condanna intollerante di abitudini sessuali diverse).
Il fascismo, essendo una casa costruita sulla sabbia, ha l’ossessione per i complotti, ha una percezione esagerata della minaccia di nemici esterni (o comunque diversi), propone l’idea guerra permanente e disprezza il pacifismo. Usa infine una “neolingua”, basata su un lessico povero e una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico. È quello che oggi si chiama “pensiero breve”.
Questi gli elementi che, combinati insieme, dettero vita al fascismo. Molti di essi – facendo la dovuta attenzione – li ritroviamo a vari livelli nel nostro presente. Non necessariamente contrassegnati dall’etichetta “fascismo”.

Autore: Paolo Bill Valente

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