Come ampiamente previsto, il Presidente della Repubblica austriaca Alexander van der Bellen è stato rieletto nel suo ruolo. La strada gli è stata spianata dai due principali partiti, popolari e socialdemocratici, che hanno rinunciato a presentare un proprio candidato, sottolineandone così la funzione di garante della Costituzione.
Un ruolo di garanzia che si estende in qualche modo anche all’Alto Adige, dal momento che l’Austria, a partire dall’Accordo di Parigi del settembre 1946, condivide con lo Stato italiano la responsabilità, di fronte al mondo, del buon funzionamento del modello autonomistico.
Tre anni fa, in occasione degli anniversari del Trattato di Saint-Germain (1919), dell’approvazione del Pacchetto (1969) e delle Opzioni (1939), van der Bellen fu in Alto Adige, tra castel Tirolo e Bolzano, assieme al Presidente Sergio Mattarella.
Van der Bellen aveva evocato le “forze distruttive della contrapposizione” che la “moderna Autonomia dell’Alto Adige” ha consentito di superare. “Assieme siamo riusciti rendere l’Alto Adige la terra fiorente e pacifica che oggi possiamo ammirare”. “Grazie al Pacchetto la politica dell’Alto Adige ha compiuto una svolta, passando dalla fase conflittuale, portata avanti anche con violenza, a quella del dialogo e dell’impegno corretto nella ricerca di soluzioni”.
Van der Bellen aveva poi definito “regimi inumani” quelli instaurati dal fascismo e dal nazionalsocialismo e indicato “la coraggiosa collaborazione tra forze che cooperano tra loro” come la via per trovare “soluzioni proficue”. Si tratta ora di “sviluppare ulteriormente questa Autonomia e di adeguarla alle attuali condizioni di vita ed esigenze. Assieme, nel rispetto reciproco e privilegiando ciò che unisce a ciò che divide”.
Mattarella aveva chiuso il suo intervento con queste parole: “Questa Provincia, tutti gli altoatesini-sudtirolesi, di lingua tedesca, italiana, ladina, rappresentano quanto ha auspicato il Presidente Kompatscher: una piccola Europa nel cuore dell’Europa”.
Era il novembre 2019. Poi venne la pandemia, poi venne la guerra.
Autore: Paolo Bill Valente