Autonomia differenziata. Ovvero autonomia sì, ma diversa per ogni Regione, a seconda delle situazioni, dei bisogni, delle ambizioni della singola realtà locale. Quanto, in questo, è ideologia e propaganda e quanto interpretazione vera del dettato costituzionale? La Carta, assieme all’autonomia, contempla la solidarietà.
Il Governo ha dato avvio alle fasi preliminari dell’iter che dovrà portare alle leggi di attuazione di quanto prevede l’articolo 116 della Costituzione, ovvero che “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” possano essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario. Come? “Con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali”. La legge deve essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un’intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
In sostanza lo Stato può trasferire alle Regioni – similmente a quanto avviene per quelle a statuto speciale e per le Provincie autonome – la competenza su diverse materie: giustizia di pace, istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali; rapporti internazionali, con l’Unione europea; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; professioni; ricerca scientifica e tecnologica; tutela della salute; alimentazione; sport; protezione civile; governo del territorio; porti, aeroporti; grandi reti di trasporto e di navigazione; comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; casse di risparmio e altri enti di credito a carattere regionale.
L’autonomia, in un’ottica sussidiaria, è un valore fondamentale in un rapporto equilibrato tra le istituzioni, volto alla costruzione del bene comune. Proprio per questo non può essere oggetto di una strumentalizzazione ideologica o di propaganda. Nemmeno di miopi opportunismi localistici. A volte capita che chi chiede di essere più autonomo abbia la presunzione di bastare a se stesso. Si tratta spesso di realtà che dispongono di maggiori risorse rispetto ad altri. Di chi (senza meriti particolari) ha qualcosa che non vuole condividere. Oppure di quelli che per motivi identitari devono sempre difendersi da qualcuno – che forse non conoscono – come i galli del villaggio di Asterix.
Proprio nell’ottica del bene comune – che non lascia nessuno indietro – “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” – formula che certamente comprende il valore dell’autonomia sia della persona che degli enti locali – “e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Non c’è autonomia senza solidarietà.
Autore: Paolo Bill Valente