Guerra o pace?
Sviluppi dai confini imprevedibili

Ricorre in questi giorni (24 febbraio) il primo anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina. Fin da subito il mondo si è trovato di fronte a una doppia urgenza: ristabilire il diritto e ritrovare la pace. La violazione dei confini tra stati sovrani rappresenta un precedente che la comunità internazionale non può accettare.

La guerra in Ucraina, al di là delle troppe vittime civili e dei caduti sui vari fronti di combattimento, ha prodotto una seria emergenza umanitaria. Circa 17.7 milioni di persone hanno bisogno di assistenza. Oltre 5.9 milioni gli sfollati interni – di cui un milione i minori – e 7.9 milioni i rifugiati nei Paesi confinanti. In tutto 13 milioni i profughi all’estero, di cui circa 170mila in Italia.

Ma il problema fondamentale resta la guerra in sé. Essa appare sempre più un vicolo cieco dal quale è assai difficile uscire. Tornando indietro si giustifica un’aggressione. Andando avanti si perpetua la tragedia umanitaria e si rischia una deriva nucleare.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno, aveva posto l’accento sull’aspetto più critico nella dinamica guerra-pace: “Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili”. La questione è centrale. Che cosa è più importante, nell’ottica del bene comune: la fine immediata del conflitto o il ripristino del diritto internazionale e dei diritti delle persone? Il Presidente mette chiaramente in guardia rispetto alla tentazione di accettare l’ingiustizia per sfinimento.

Pochi giorni prima Mattarella, rivolgendosi a una conferenza di ambasciatori, aveva detto: “L’aggressione brutale della Federazione russa ai danni dell’Ucraina ha messo in discussione le regole sulle quali abbiamo fondato la nostra pacifica convivenza. Un ordine basato sul rispetto del diritto internazionale”. Al centro del sistema di valori su cui si fonda quest’ordine “vi è la dignità umana e il rispetto della persona, che oggi vediamo invece in tante parti del mondo calpestato”.

Guerra o pace? Domanda destinata a rimanere senza risposte semplici, ma che chiama all’impegno. Sapendo che le premesse per una pace giusta e duratura vanno costruite prima che scoppi il conflitto. Quando la bomba è esplosa la politica del bene comune è tragicamente impotente. Non resta che sperare, credere nell’impossibile (continuando a lavorare e pregare per la pace).

Autore: Paolo Bill Valente

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