Gli altoatesinosudtirolesisi sentono italiani o tedeschi?


Almeno una volta nella vita – ma di solito molto di più – ogni altoatesinosudtirolese ha dovuto rispondere all’interrogativo: ma tu, ti senti più italiano o più tedesco? Una domanda che fa il paio con lo stupore di chi apprende che in Alto Adige vivono persone per le quali l’italiano non è la lingua materna.

C’è chi solleva tali questioni in malafede, come lo fanno gli stolti con ogni cosa di valore che possa essere insozzata (la famose perle da non dare “ai porci”). Ma tanti lo chiedono in buona fede e non sempre, l’altoatesinosudtirolese, ha riflettuto a sufficienza per poter dare una risposta sensata, corretta, storicamente e giuridicamente fondata. Ma cosa denotano queste domande (e certe risposte)?

Un primo aspetto è l’incapacità di distinguere tra il piano giuridico e quello culturale. Non è colpa del singolo, ma di quelle classi dirigenti che hanno inventato l’idea di “nazione” come elemento attorno al quale coagulare sentimenti, emozioni, rivendicazioni. Uno strumento ideologico che ha causato guerre terrificanti? Pazienza.

Se lo Stato (che è una realtà giuridica) coincide con la “nazione” (che è un concetto ideologico, il quale presuppone, tra l’altro, una lingua comune) allora tutto ciò che non appartiene alla “nazione”, non è nemmeno dello Stato. Le persone “altre” vanno espulse oppure assimilate. È avvenuto in passato e avviene nel presente.

Un secondo aspetto è la scarsa conoscenza della storia. Va detto che i cittadini non sono tenuti a conoscere a menadito la storia di ogni angolo del Paese. Nemmeno gli altoatesinosudtirolesi conoscono la loro quanto dovrebbero. Ma allora due cose: informiamoci meglio e finché non l’abbiamo fatto (attenzione, costa fatica) evitiamo di pronunciare giudizi.

La classe dirigente e la classe politica ci danno una mano? Ovvero sanno usare le parole in modo adeguato e raccontare la storia con cognizione di causa? Purtroppo, no. Prevalgono l’ignoranza e la strumentalizzazione.

Ma non è stato sempre così. I Padri costituenti, ad esempio, introdussero nella Costituzione, all’articolo 6, un principio fondamentale: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. Con questo ci danno due messaggi. Il primo: le minoranze linguistiche sono parte integrante della Repubblica (che, a differenza della “nazione”, esiste davvero). Anzi, sono un patrimonio da tutelare (per il bene di tutti). Il secondo: prevedendo che col tempo ignoranza e malafede avrebbero prevalso, hanno messo al sicuro questo principio, dando alla questione una tutela di rango costituzionale (cioè, a prova di propaganda e di populismo).

Ma ci sentiamo italiani o tedeschi (e i ladini, e gli “altri”?)? Verrà il giorno (forse) in cui sorrideremo di questa domanda.

Autore: Paolo Bill Valente

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