Il 24 febbraio sono due anni di guerra in Ucraina. Quindici giorni dopo saranno cinque mesi dal riesplodere della pluridecennale ostilità israelo-palestinese. Infuriano guerre ovunque sul pianeta: i cosiddetti “conflitti dimenticati”. E la transizione ecologica fa fatica ad essere governata. Serve un governo mondiale autorevole?
Si può invocare una svolta autoritaria: un Grande Poliziotto che metta le cose a posto. Altri vorranno immaginare soluzioni drastiche come un nuovo Diluvio universale. Ma a parte il fatto che l’andazzo attuale rende realistica sia l’una che l’altra ipotesi, si tratterebbe comunque di una tragica deriva. Soluzioni peggio del problema.
Fa specie che oggi l’unica voce riconosciuta autorevole – anche se non da tutti, nemmeno in casa sua – a livello mondiale, sia quella di papa Francesco. Nel documento Laudate Deum, scritto in vista della COP28 di Dubai, il pontefice dedica un capitolo alla “debolezza della politica internazionale”. Constata che “la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro” e insiste nel dire che “vanno favoriti gli accordi multilaterali tra gli Stati”. Specifica: “Non giova confondere il multilateralismo con un’autorità mondiale concentrata in una sola persona o in un’élite con eccessivo potere”. Si parla invece di “organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali”.
Ma non ci sono già le Nazioni Unite? Evidentemente gli eventi in Ucraina, Palestina, Sudan e altrove mostrano la drammatica impotenza dell’ONU. Le organizzazioni mondiali, sottolinea Francesco, “devono essere dotate di una reale autorità per ‘assicurare’ la realizzazione di alcuni obiettivi irrinunciabili. Così si darebbe vita a un multilateralismo che non dipende dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile”.
Il multilateralismo va riconfigurato. In concreto il papa propone che “si attui una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni”, che si creino “spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore “democratizzazione” nella sfera globale”, perché “non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti”.
Autore: Paolo Bill Valente