Il documento è stato pubblicato a gennaio, nella ricorrenza di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ma è destinato al mese di maggio, quando in molte chiese si celebra la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il messaggio di papa Francesco chiede di “comunicare incontrando le persone dove e come sono”.
L’appello a “uscire” e, mettendosi in strada, a “consumare le suole delle scarpe”, questa volta è rivolto a (noi) giornalisti.
“Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti”, scrive il papa, se oggi conosciamo alcune situazioni di disuguaglianza, di ingiustizia, di violenza in varie parti del pianeta. “Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno”. D’altra parte “voci attente lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in ‘giornali fotocopia’ o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, ‘di palazzo’, autoreferenziale”. Lo stesso giornalismo che si autodefinisce “d’inchiesta” cerca spesso lo scandalo piuttosto che la verità. Mira ad alzare l’indice di ascolto, anziché elevare la qualità dell’informazione.
Ecco dunque l’invito a “uscire” perché se no “c’è il rischio di raccontare la pandemia, e così ogni crisi, solo con gli occhi del mondo più ricco”. “Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa? Così le differenze sociali ed economiche a livello planetario rischiano di segnare l’ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid. Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea di principio, svuotato della sua reale valenza”.
Parole profetiche a gennaio, ancora più vere in questo maggio 2021.
Autore: Paolo Bill Valente