La traiettoria in Europa dell’autonomia altoatesina

Ricorrono in questi giorni i cinquant’anni dell’entrata in vigore del secondo Statuto di autonomia. “L’Autonomia è di tutte le altoatesine e tutti gli altoatesini”, ha detto il presidente Arno Kompatscher. E la vicepresidente Waltraud Deeg ha definito lo Statuto “il fondamento per uno sviluppo sociale e umano sostenibile e giusto”.

Nei giorni in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conclude il suo settennato, ricordiamo le sue parole sull’Autonomia altoatesina, pronunciate a Castel Tirolo nel novembre del 2019.
“Nel secondo dopoguerra”, disse, l’Alto Adige “rimane davvero come un unicum assoluto”, a cominciare dalla possibilità data agli optanti di ritornare in patria. Ci sono “un legame e una responsabilità che uniscono passato, presente, futuro. La sapiente lungimiranza degli statisti di quell’epoca la possiamo misurare appieno anche soltanto confrontando le recenti, drammatiche, vicende che hanno segnato la vita delle popolazioni balcaniche nei decenni scorsi”.
L’Alto Adige “costituisce un esempio di autonomia a livello mondiale, che assicura non soltanto la serena convivenza, ma lo sviluppo armonioso di questo straordinario territorio, portando benessere e prosperità anche nelle sue aree più periferiche”.
Nata dall’esigenza di tutelare l’identità di una minoranza, “l’autonomia – da garantire con decisione, da parte delle Istituzioni – ha abbracciato sempre più anche una dimensione territoriale, sviluppando un complesso di regole che garantisce crescita sociale ed economica a cittadini di gruppi linguistici diversi, impegnati a fornire ciascuno un proprio contributo originale al futuro di una terra comune”.
Una traiettoria perfettamente coerente con il procedere del progetto di integrazione europea, “nel quale l’amica Repubblica d’Austria e la Repubblica Italiana sono, insieme, direttamente impegnate”. “Dobbiamo essere consapevoli” concludeva Mattarella, “che in un mondo sempre più globalizzato soltanto il disegno europeo sarà in grado di rappresentare e di proteggere le nostre comunità permettendoci di continuare ad accrescere il nostro sviluppo sociale. Al di fuori di questo progetto non vi può essere, in realtà, per i popoli europei, né sovranità né indipendenza, bensì l’esatto contrario”.

Autore: Paolo Bill Valente

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