Mattarella: “La Costituzione era il vangelo laico di don Milani”

Il centesimo anniversario della nascita di don Lorenzo Milani – Firenze, 27 maggio 1923 – cade a pochi giorni dal 2 giugno. Così l’intervento a Barbiana del presidente Sergio Mattarella assume un significato particolare. Non si parla astrattamente della Repubblica, ma di una concreta testimonianza e dei suoi frutti.

Il Presidente sottolinea, di don Lorenzo, il ruolo di maestro, di educatore, di guida per i giovani. “Testimone coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana”.

Lo descrive come “un segno di contraddizione, anche urticante”, una voce che “ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore: far crescere le persone, far crescere il loro senso critico, dare davvero sbocco alle ansie che hanno accompagnato, dalla scelta repubblicana, la nuova Italia”.

Era stato mandato a Barbiana, microscopico borgo tra i boschi del Mugello, “perché i suoi canoni, nella loro radicalità, spiazzavano l’inerzia”. E benché i suoi modi – ma anche “la sua fede esigente e rocciosa” – destassero apprensione in qualche autorità ecclesiastica”, proprio da quel monte, “in tempi lontani dalla globalizzazione e da internet” “il messaggio di don Milani si è propagato con forza fino a raggiungere ogni angolo d’Italia; e non soltanto dell’Italia”.

“Il merito”, sottolinea Mattarella, “non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto”. E aggiunge: “Aveva un senso fortissimo della politica don Lorenzo Milani. Se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era il suo vangelo laico. ‘Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia’. Difficile trovare parole più efficaci”. Il suo “I care”, conclude il Presidente, è divenuto un motto universale. Il motto di chi si libera dall’egoismo e dall’indifferenza. “Un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva”.

Autore: Paolo Bill Valente

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