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Autore: Andrea Mercurio
Narcisismi
Recentemente mi ha fatto molto riflettere un’iniziativa della Federazione altoatesina per il Sociale e la Sanità volta a promuovere gruppi di auto aiuto sul tema dell’abuso narcisistico. L’idea è quella di fare in modo che le persone che soffrono di questo particolare tipo di abuso non si sentano sole e trovino sostegno.
Ma cos’è l’abuso narcisistico? Si tratta di un meccanismo che scatta quando si è coinvolti in una relazione con una persona che pensa solo a sé stessa e alla propria personalità, prendendo senza scrupoli ciò che vuole. Sono dinamiche che si mettono in atto in molteplici contesti: lavoro, famiglia e in alcuni casi anche tempo libero. Ma naturalmente è soprattutto a livello di vita di coppia che tale relazioni tossiche possono provocare gravi danni, anche perché spesso nella “vittima” si innescano dipendenza e sensi di colpa.
Queste dinamiche nella nostra società di solito restano nascoste, perché non esplicitate da coloro che le soffrono. Ma poi capita che in presenza di fatti di cronaca, anche gravi, per qualche ora ci domandiamo, un po’ in maniera ipocrita, come possa accadere che tali tensioni esplodano talvolta, liberando violenza anche efferata.
A mio avviso occorre crescere nella consapevolezza e spesso – non è la prima volta che lo segnalo in questo spazio – a venirci in aiuto sono anche le parole.
Il narcisismo, nel linguaggio di tutti i giorni, è la tendenza e l’atteggiamento psicologico di compiaciuta ed eccessiva ammirazione di se stessi, per lo più sinonimo di egocentrismo, egoismo, vanità e presunzione. Anche se in realtà questi ultimi quattro atteggiamenti citati non sono esattamente sinonimi, perché indicano altrettante sfumature dell’individualismo.
Non abbiamo qui lo spazio per dilungarci, ma chiunque di noi voglia approfondire può facilmente dedicare un po’ di tempo per chiarirsi le idee sul significato esatto di questi termini. La nostra vita di relazione ci mette permanentemente in contatto con persone che manifestano sfumature di questi modi di relazionarci ed è altamente consigliabile trovare delle contromisure in merito. Ma per primi naturalmente dovremmo essere noi stessi a chiederci se il nostro modo di comportarci nei confronti degli altri non diventi un problema per loro, ma anche e soprattutto per noi stessi.
Redattore: Luca Sticcotti
L’estate 2024
Dal 21 giugno abbiamo perso circa 1h e 45’ di soleggiamento; il sole è sceso di circa 13° di altezza (al 25.8), ma il caldo maltempo non intende abbandonarci. Nelle nostre zone qualche infiltrazione atlantica, e più d’una goccia fredda, hanno lenito l’insofferenza afosa con fugaci locali temporali; in altre, per esempio nell’Ogliastra, in Sardegna, la persistente siccità ha mutato drasticamente il paesaggio, con alberi dal color ruggine oramai allo strenuo, con tutti gli annessi ecologici, biologici e ambientali.
A Bolzano, al 25 agosto, avevamo già superato il numero di notti tropicali (T > 20°C) rispetto al 2015. Generalmente, la sensazione di disagio, legata alla presenza di umidità, inizia ad essere avvertita con temperatura di rugiada superiore a 16°C.
Il 1° settembre inizia l’autunno meteorologico, ma non illudiamoci: pare che si terrà a stretto contatto con le risalite del promontorio subsahariano, prolungando l’estate e regalandoci malvolentieri lo zero termico a quote stellari per il periodo, fusione dei ghiacciai, cospicua umidità ed afa a badilate per la maggior evaporazione degli oceani. Si tratta di ingredienti, specie gli ultimi due, che forniscono energia e carburante infiniti per downburst e grandine.
In queste estati umide ed estreme un fattore importante è costituito dell’evapotraspirazione (ET), una variabile costituita da molteplici fattori che bisogna cercare di tenere sempre presenti, per non far soffrire di stress idrico le piante. Nell’orto è più facile, vuoi per la profondità e perché i pani radicali e le specie collaborano tra di loro, e l’ET si può contrastare non estirpando le infestanti e sfruttandole come ombreggianti, posizionando poi qualche pietra nei punti scoperti; nel balconORTO, invece, è opportuno – in primis – conoscere le caratteristiche del proprio terrazzo, l’esposizione, i punti più secchi, stagni, coperti, ventosi o soleggiati, nonché verificare la direzione del vento, l’umidita relativa, la velocità di raffica e le ore di soleggiamento; ma non solo, poiché lì incide anche la piastrellatura ed il calore che viene rilasciato post tramonto. Ogni anno – un terno al lotto – si aggiungono esperienze e intuizioni, e sta a noi poi approfondire e migliorare le nostre competenze.
Un bilancio dell’estate 2024?
Decisamente complicata per i pomodori, a causa della peronospora. Finora ho assaggiato solo i pomodorini del balcone, mentre quelli nell’orto sono in via di maturazione. Benino le zucchine, che con l’umidità ed il vento hanno sopportato con onore l’oidio. Molto bene rucola, asparagi, basilico, coste, cipolle, trombette e cetrioli. Sul balcone il podio se lo sono contesi i peperoni piccanti, i pomodorini ed il cavolo nero. Vincitrici assolute le api solitarie nell’albergo degli insetti.
Redattore: Donatello Vallotta
Teatro Cristallo: al via la stagione 24/25
INSERZIONE PUBBLICITARIA – “Diffondiamo bellezza”: un programma ricco e diversificato da settembre a maggio.
Prosa, concerti, spettacoli per bambini, il meglio del teatro amatoriale, corsi, laboratori, incontri e presentazioni di libri: una stagione da non perdere quella del Teatro Cristallo!
Il cartellone è realizzato grazie al supporto dell’Assessorato alla Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Bolzano, della Regione Trentino Alto Adige. Tra i principali sponsor figurano la Fondazione Cassa di Risparmio e Alperia Spa ai quali si aggiungono anche ITAS Mutua e Despar, Interspar ed Eurospar. Un grazie per il sostegno va a: Cassa di Risparmio di Bolzano, Avis Bolzano, Caaf CGIL, Printyway, Zorzi, Radio Sacra Famiglia inBlu, Audiotek, Cittadini dell’Ordine, Mc System, C.S.U., Hypo Leasing Voralberg, Lars Communication, Studio Alfa, Family Salus, Elena Hair, Studio Santoro, Koch Ohg, B&R Service ed Estel Deko, la ditta che si è occupata di sostituire il primo settore delle poltrone della platea del Cristallo.
“Diffondiamo bellezza” è il leitmotiv che vuole portare al centro il fascino dello spettacolo dal vivo e l’importanza del confronto, così come ci hanno insegnato grandi menti dell’Italia moderna, da Franco Basaglia, al quale è dedicato il primo spettacolo di stagione (il 02/10) “(Tra parentesi). La vera storia di un’impensabile liberazione”, a Tina Anselmi, alla quale è dedicato un omaggio (il 3/10) che vedrà dialogare insieme Rosy Bindi e Anna Vinci.
Grande attesa per i Racconti di Musica de L’Obiettivo: l’08/10 Paola Turci, accompagnata da Gino Castaldo presenterà “Il tempo dei giganti”, il triennio d’oro della canzone italiana (1979-1981). Seguirà, il 12/11, il concerto di Niccolò Fabi, Discoverland, e quello di Maurizio Vandelli il 29/11. A Natale ci sarà il Gospel con Meachum Clarke e True Purpose mentre il 24/01 la Merano Pop Symphony Orchestra proporrà il repertorio dei Beatles. Chiuderà la rassegna, il 28/02, “Alla ricerca dell’uomo ragno” di e con Mauro Repetto.
Per il pubblico dei piccoli pronta la rassegna “Il teatro è dei bambini” di teatroBlu, con “Caro Lupo” (il 26/10), poi “Piccoli principi e principesse” (il 09/11) e la nuova produzione di teatroBlu “Vassilissa la bella” (il 23/11). La rassegna include classici rivisitati come “Le nuove avventure dei Musicanti di Brema” (il 14/12) o “Cipì”, tratto dalla penna di Mario Lodi (il 22/02). Spazio anche al teatro circo con “Boa” (l’11/01) e spettacoli delicati e simpaticissimi, come “Punto e punta” (il 25/01) e “Acquerello il mio asinello” (l’08/02). TeatroBlu organizza anche un ciclo di conferenze sulle emozioni col Servizio Psichiatrico del Comprensorio Sanitario di Bolzano nonché una serie di corsi e laboratori per bambini, giovani ed adulti.
Molto apprezzata è poi la rassegna del Cristallo “In Scena”, realizzata col TSB per le date di prosa e col Centro Servizi Culturali Santa Chiara per quelle di danza. Apre Elio, il 23/10, con il suo “Quando un musicista ride”, seguito da “Otello, di precise parole si vive” con Lella Costa. Il 4/12 ci sarà “Tango Gala” con otto tangueros argentini e italiani mentre l’11/12 Mario Perrotta presenterà il suo “Come una specie di vertigine”, dove interpreta il Nano di Calvino. Il 23/12 ci sarà “Lo Schiaccianoci” del Balletto di Siena mentre il 21/01 Caterina Guzzanti in “Secondo lei” narrerà le dinamiche nascoste che regolano i rapporti all’interno di una coppia. A febbraio due spettacoli dedicati all’ambiente: il 5 la Banda Osiris e Telmo Pievani in “Allegro Bestiale” ed il 19 Gli Illusionisti della Danza presenteranno “H2OMIX”, spettacolo sostenuto da Alperia Spa. Il 20/02 Serena Sinigaglia dirigerà 12 donne ne “L’Empireo” ed il 3/03 Amanda Sandrelli e Gigio Alberti saranno i protagonisti di “Vicini di casa”. Chiuderà la danza “Amour, acide et noix” (il 19/03) con la compagnia canadese DLD. Il 22/03 andrà in scena “Sissi. L’Imperatrice”, il racconto dell’inquieta vita dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria. Il 28/03 è in calendario “Caravaggio. Di Chiaro e di Oscuro” con Luigi D’Elia. Il 09/04 Chiude “Un gioco senza amore” che racconta la storia di una famiglia distrutta dal gioco d’azzardo.
Brillante la rassegna “Buona domenica a teatro” della Uilt: dieci i titoli, con musical, come “Forza venite gente” della Compagnia Strapaes (il 06/10) o “Belle & Beast. La Bella e la Bestia” con la compagnia Voci dal Nord (il 17/11), spettacoli comici come “Feisbuc Sister Cianel” della Filo di Laives (il 27/10), “L’usèl del marascial” (il 3/11) o “Tu per colpa del pizom”. Spazio per i classici come “Buon Natale”, presentato da Luci della Ribalta (il 15/12) o “Il teatro comico” di Goldoni (il 16/02). In cartellone anche nuove compagnie come Guildy con “Il libraio che ingannò l’Inghilterra” (23/03), spettacolo vincitore di “FUTURA”, la residenza artistica organizzata dal Comune di Bolzano. Infine, due proposte extra, ossia il concerto “Lucio&Lucio” (il 15/03) e Ballet & Theater Magic con l’Anastasiya Ballet School (il 25/05).
A tenere alta al Cristallo l’attenzione sui temi della diversità è il Teatro la Ribalta: il primo appuntamento è con “Circo Kafka” di Roberto Abbiati di Teatro Metastasio (il 13/12), poi appunto “Caravaggio. Di chiaro e di oscuro” (28/03) e lo spettacolo “Solo Goldberg Variations” della compagnia di Virgilio Sieni, emblema delle ricerche sul corpo e sui linguaggi della danza e dell’arte. Inoltre, sempre la Ribalta propone un laboratorio di scrittura d’esperienza diretto da Lea Melandri e destinato alle donne (il 23/11).
Sempre le donne sono al centro di “Everyday Women’s Day”, percorso che il Cristallo realizza in collaborazione coi Consultori Kolbe e Aied, il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio e Itas Mutua. Il 25/01 è previsto “Il ciclo che spettacolo”, laboratorio con Gaia Mureda per ragazzine dai 10 ai 12 anni che “mette in scena” ciò che accade nel corpo femminile durante lo sviluppo. Il 28/01 Gianna Coletti presenterà “Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni”, un monologo sul rapporto tra una donna di cinquant’anni e la sua anziana madre. Il 02/02 Chiara Francini si abbandonerà ad una trascinante confessione autobiografica mentre il 01/03 ne “Il Sen(n)o” Lucia Mascino racconterà i danni dell’esposizione precoce alla sessualizzazione e alla pornografia nell’era di internet. Il 20/03 verrà presentato il docufilm di Alessandro Pasian e Francesco Guazzoni “Il coraggio delle libertà” sui settant’anni di Aied ed il 27/03 la psicoterapeuta Giada Mondini terrà una serata sul tema dell’amore sofferto e le relazioni tossiche. Sempre in questo percorso sono previsti anche due appuntamenti “pratici” con Roberto Crivellari e Camilla Koob sul tema della gestione dei rischi familiari. Dedicato alla prevenzione degli abusi e delle violenze di genere è “Insieme contro la violenza di genere” realizzato dal Teatro Cristallo, dal Cristallo Young e da Unicef Bolzano in collaborazione con il Comune di Bolzano, Gea, Assb e la Polizia di Stato e con il sostegno di Despar, Eurospar, Interspar. Ospite d’eccezione sarà Gino Cecchettin, padre di Giulia, che presenterà il suo libro “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia” (13/11 ore 18 e 14/11 matinée per le scuole). Il 22/01, invece, è previsto il docufilm di Giovanni Soldini e Giovanna Mainardi “Un altro domani”. Per “Le vie del sacro”, percorso che il Cristallo cura con Acli sede provinciale di Bolzano (grazie al finanziamento del 5X1000 Irpef – annualità 2023) e con la Diocesi di Bolzano-Bressanone sono previsti una mostra sull’Architetto Barluzzi: “Chiese e Santuari in Terra Santa” a cura di Enrico Pedri, una serata dedicata a Maria di Nazareth “Rosa Mystica” con Sandra Passarello e D’Altrocanto Duo (28/11), la proiezione del film “Across” con la regista Irene Dorigotti (13/03), presentazioni di libri come “Un giorno tutto questo sarà tuo” (18/11) con Lidia Ravera o “Teologia morale, sessuale e familiare. Una prospettiva di etica relazionale” con padre Martin Lintner (17/03), lo spettacolo teatrale “Rumba” (24/03) di Ascanio Celestini su San Francesco d’Assisi e due conferenze della Società Dante Alighieri di Bolzano curate dal prof. Gregorio Vivaldelli su Dante Alighieri “Con il bene vinci il male” (11/11) e “Libertà va cercando” (25/03). “Madre Terra” quest’anno propone la collaborazione con Fondazione Altromercato per una serata, l’11/10, (conferenza + show cooking) sul Guatemala, la proiezione di un documentario dedicato all’Alto Adige, “Dodici di noi” (21/11) e “Naufraghi senza volto” con Laura Curino e Renato Sarti, in scena il 02/04, dedicato ai profughi morti in mare. “Tutta tua la città” quest’autunno si concentrerà invece sulla famiglia Sola Rinfreschi e su “La storia dei librai erranti a Bolzano” (il 22/11). Il percorso “Sentieri culturali” dedicato alla montagna, realizzato con il CAI-Sezione di Bolzano, offre due appuntamenti, uno “La cura della pelle in montagna” il 17/10 e l’altro “Camminare in città”, il 06/02. Con “Note leggere” invece il Cristallo propone intrattenimento, divertimento e concerti: si parte il 04/10 con “Tribute to the Blues Brothers” per proseguire con il monologo di Lucio Gardin sul vino e le sue virtù fino al musical “Grisù. Un drago senza paura!” per i 60 anni del draghetto pompiere. Con Unicef Bolzano il Cristallo collabora per “Uniti per i bambini” ed ha in calendario moltissimi appuntamenti: da Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta che presenterà “Allenare alla vita”, un incontro realizzato grazie alla collaborazione con le OfficineVispa di Bolzano, alla ripresa del format teatrale di San Patrignano pensato per le scuole e gli adolescenti “Il posto giusto”, una lotta contro gli abusi di sostanze mentre il maestro Franco Lorenzoni presenterà il suo libro “Educare controvento”. Unicef Bolzano collabora anche alla realizzazione di numeri laboratori del Centro Giovani Cristallo Young che ha un ricco programma di proposte per bambini, giovani e anche adulti da ottobre in poi.
Teatro Cristallo
www.teatrocristallo.it
Orari di cassa: lun al ven 16.30 – 18.30, gio e sab 10 – 12 e un’ora prima di ogni spettacolo
Autonomia, convivenza, buona amministrazione
Mentre a livello nazionale si discute animatamente di autonomia – in particolare di autonomia differenziata – in Alto Adige si celebra, come ogni anno, nell’anniversario della firma dell’accordo Gruber-Degasperi, la giornata dell’Autonomia. Non è solo un fare memoria, ma una risorsa da sviluppare per il bene comune.
Il 5 settembre del 1946 a Parigi Alcide Degasperi – di cui ricorrono i 70 anni dalla scomparsa – e Karl Gruber sottoscrivevano un patto che oggi si considera la base dell’autonomia regionale. È anche un esempio di approccio pacifico, diplomatico a un conflitto tra Stati e uno dei mattoni su cui si è via via costruito l’edificio dell’Unione Europea.
Oggi le autonomie, correttamente intese, possono dare risposte interessanti in due direzioni. La prima è quella della convivenza tra diverse culture, lingue, tradizioni su uno stesso territorio. Le varie guerre in corso ci dicono quanto sia importante, necessario, individuare le forme del vivere e governare insieme nel rispetto delle diverse storie e aspirazioni. Ogni territorio ha da trovare la propria strada specifica, ma sapere che altrove la cosa sta dando anche buoni frutti, aiuta.
La seconda dimensione è quella della buona amministrazione. Se non fosse connotata ideologicamente e propagata con intenti populistici, l’autonomia “differenziata” (ma l’aggettivo dice una cosa ovvia, ogni autonomia è tale se può differenziare le proprie strategie e normative) potrebbe aiutare il Paese a evolversi nel senso di una maggiore responsabilità dei cittadini e degli enti locali nell’ottica del bene comune.
“Io che sono pure autonomista convinto”, disse Degasperi il 29 gennaio 1948, quando si discuteva all’Assemblea costituente dello Statuto per il Trentino Alto Adige, “e che ho patrocinato la tendenza autonomista, permettete che vi dica che le autonomie si salveranno, matureranno, resisteranno, solo ad una condizione: che dimostrino di essere migliori della burocrazia statale, migliori del sistema accentrato statale, migliori soprattutto per quanto riguarda le spese. Non facciano la concorrenza allo Stato per non spendere molto, ma facciano in modo di creare una amministrazione più forte e che costi meno. Solo così le autonomie si salveranno, ovunque, perché se un’autonomia dovesse sussistere a spese dello Stato, questa autonomia sarà apparente per qualche tempo e non durerà per un lungo periodo”.
Redattore: Paolo Bill Valente
La strada dedicata a Giuseppe Di Vittorio
Via Giuseppe Di Vittorio, in zona industriale, è dedicata a un protagonista del sindacalismo italiano. Nato a Cerignola (Foggia) da braccianti agricoli l’11 agosto 1892, rimasto orfano del padre nel 1902, dovette abbandonare la scuola per fare l’esperienza dello sfruttamento del lavoro bracciantile; a 12 anni aderì al sindacato dei contadini, a 13 fondò il Circolo giovanile socialista di Cerignola. Eletto nel 1910 segretario della Federazione giovanile del PSI pugliese, arrestato nel maggio 1912, passò alcuni mesi nel carcere di Lucera. Riparato in Svizzera, tornò in Puglia con l’amnistia del gennaio 1915. Arruolato e assegnato ai Bersaglieri, fu ferito nel 1916 sull’altopiano dei sette Comuni. Rimase sotto le armi come sorvegliato speciale, a Roma, in Sardegna, a Palermo, in Cirenaica. Nell’inverno 1919 fu di nuovo segretario della Camera del lavoro di Cerignola, poi anche di quella di Bari. Nell’aprile 1921 fu nuovamente in carcere a Lucera; ne uscì con l’elezione a deputato. Nel 1924 aderì al Partito Comunista d’Italia. Con lo scioglimento di partiti e sindacati disposto dal regime, il Tribunale speciale fascista lo condannò a 12 anni di carcere, ma Di Vittorio riuscì a fuggire in Francia. Dal 1928 al 1930 fu in Unione Sovietica. Tornato a Parigi, entrò nel gruppo dirigente del PCI clandestino. Partecipò alla guerra civile spagnola, fu ferito nella battaglia di Guadalajara (8-23 marzo 1937). Era a Parigi, dirigendo il giornale antifascista “Voce degli italiani”, quando, nel 1941, fu arrestato dai tedeschi e rinchiuso nel carcere de La Santé; trasferito in Germania e poi in Italia, fu confinato nell’isola di Ventotene. Liberato con l’avvento del governo Badoglio, entrò di nuovo in clandestinità con l’occupazione tedesca di Roma. Collaborò con Bruno Buozzi e Achille Grandi per far rinascere il sindacato unitario italiano. Nel 1946 fu eletto deputato all’Assemblea Costituente. Guidava la CGIL quando fu colpito da un infarto, il terzo, dopo quelli nel 1948 e nel 1956; morì a Lecco il 3 novembre 1957; fu sepolto a Roma nel Cimitero del Verano.
Redattore: Leone Sticcotti
Dominik Plangger: una canzone per via Rasella, un disco contro i muri
Alpenvorland è una di quelle parole con cui una buona parte di popolazione altoatesina preferisce non approfondire la conoscenza: d’altra parte la non conoscenza fa molto più comodo se si vuole evitare di prendere una posizione su un avvenimento o se si vuole addirittura negare che ci si stato. La storia è storia però, può non piacere ma non la si può negare, l’Alpenvorland c’è stato (come c’è stato un campo di concentramento) e per un anno e mezzo circa l’Alto Adige è stato una provincia del terzo reich con tanto di Gauleiter, proprio come le nazioni europee che i nazisti avevano occupato dal 1939 in poi tramite guerra o annessione plebiscitaria.
Una delle conseguenze di questi accadimenti, fu l’arruolamento più o meno coatto dei giovani altoatesini nelle forze del reich. Ed è un po’ questo il tema di partenza di una bella canzone, per nulla retorica, composta dal rinomato cantautore venostano Dominik Plangger e intitolata Via Rasella, dal luogo in cui nel 1944 i partigiani tesero un agguato ai militi del battaglione Bolzano, che come il nome fa supporre erano provenienti dalla nostra regione.
“Uno dei militari tedeschi morti in Via Rasella – ci racconta Dominik – era il mio bisnonno. Di lui si è sempre parlato poco a casa, mia nonna, che era sua figlia, ha sempre mantenuto il silenzio su di lui, come se il parlarne le riaprisse ferite mai cicatrizzate. Lui però ha lasciato un breve diario riguardo a quel periodo. Quando la Wehrmacht lo arruolò aveva quasi quarant’anni, in guerra non aveva dovuto andare e tanto meno ci voleva andare nel 1943, un suo fratello era già morto in Russia e lui non aspirava ad altro che continuare a fare il falegname a Ponte Stelvio. Poi un giorno sono arrivati i nazisti e suo fratello maggiore, che era un sostenitore di Hitler, lo ha praticamente costretto ad andare con loro. Dopo Bressanone e Bolzano è stato mandato a Roma per terminare l’addestramento militare, non prima di riuscire a scappare a casa nel cuore della notte per andare a salutare i figli, come se in cuor suo si sentisse che le cose non sarebbero finite bene”.
Se la nonna di Plangger non ha mai voluto parlare di questo argomento, il cantautore ha avuto un testimone diretto nel prozio, che soprattutto negli ultimi tempi si è fatto prodigo nel ricordare: “Mio zio – prosegue Plangger –, che ha cominciato a parlare dopo la morte di mia nonna, ci ha raccontato come per lui la cosa più difficile da accettare, è stato fare i conti con le conseguenze dell’attentato, vale a dire il fatto che dieci italiani dovettero pagare con la vita per la morte di suo padre. E questo mi a ha fatto venir voglia di saperne di più, di raccogliere informazioni su Via Rasella e sulla rappresaglia delle Fosse Ardeatine”.
Con la canzone sull’attentato di Via Rasella, Dominik Plangger è riuscito a non essere per nulla retorico, concentrandosi piuttosto su un episodio della storia della sua famiglia collegato a accadimenti storici drammatici e tristemente famosi, con un curioso finale che in qualche modo lo va a collegare col grande Ennio Morricone: nel corso delle sue ricerche storiche infatti, il cantautore ha scoperto che pur non amando particolarmente i nazisti, il giovane studente Morricone, per sbarcare il lunario, era solito suonare per i militi tedeschi di stanza nella capitale, trovandosi proprio nei dintorni di via Rasella al momento dell’attentato.
“Mi piace pensare – commenta Dominik – che questo grandissimo artista abbia suonato anche per il mio bisnonno”.
Il brano, uscito lo scorso 7 luglio, fa da apripista al nuovo CD di Plangger, che sarà pubblicato il 27 settembre.
“Il disco – conclude Plangger – s’intitola Limes, dal nome della via in cui abito, nel Burgerland: la via si chiama così dal termine latino con cui s’intende definire il limitare di una proprietà, il confine, il limite, spesso contraddistinto da un muro. Mi è sembrato un titolo idoneo, soprattutto in quest’epoca in cui tutti inneggiano alla costruzione di muri per separare. Il disco si compone di ballate e canzoni di varia ispirazione, ma io cerco di non perdere mai di vista un certo aspetto politico nei contenuti, e ho voluto puntare il dito contro quella destra che ambisce a costruire la Fortezza Europa per chiudercisi dentro e non lasciarvi entrare nessuno”.
Redattore: Paolo Crazy Carnevale
Vent’anni di Grest
Si è chiusa con un successo di partecipanti e di esperienze anche la ventesima edizione del Grest organizzato dal Centro Don Bosco di Laives, per permettere ai più piccoli, ma soprattutto ai giovani, di fare esperienze significative nella comunità.
Con la consueta festa di fine estate tenutasi venerdì 30 agosto – cui hanno partecipato bambini, genitori, organizzatori, e i cosiddetti “Gialloni” (gli adolescenti chiamati ogni anno alla responsabilità di prendersi cura dei più piccoli durante i mesi di chiusura scolastica) – si è chiusa con successo anche l’esperienza 2024 del Grest organizzato dal Centro Don Bosco di Laives.
Un’edizione speciale quella di quest’anno poichè – a causa del Covid che ne aveva causato la sospensione nel 2020 – è stato posticipata al 2024 l’edizione numero 20 di questo Gruppo Estivo, da cui l’abbreviazione in GrEst.
San francesco e il sultano
Prezioso per le famiglie che nei mesi di chiusura scolastica devono destreggiarsi tra vacanze dei figli e lavoro, il Grest nasce principalmente però come un progetto educativo rivolto ai giovani, e nello specifico i ragazzi nell’età compresa tra la fine delle medie e quella delle superiori.
Ogni anno, nei mesi invernali, i Gialloni si preparano con il team del Grest su un tema di volta in volta diverso; quest’anno, non a caso, è stato scelto il tema della pace e, nello specifico, l’incontro di San Francesco con il Sultano. Sulla scia di questo avvenimento importante nella vita del Santo, i bambini hanno lavorato ogni giorno tra giochi a squadre, rappresentazioni teatrali e lavoretti in collaborazione con associazioni del territorio. Quest’anno per esempio, il Gruppo Tiro con l’Arco li ha aiutati a costruire una balestra.
Non sono mancate neppure quest’anno le consuete gite, la prima a Mezzolombardo, ospiti dei frati francescani, che hanno organizzato per i bambini una caccia al tesoro, e la seconda, il 29 agosto, al Lago di Coredo con merenda presso il Santuario di San Romedio.
Fulcro del Grest sono ogni stagione le testimonianze: quest’anno, oltre a Don Gianpaolo Zuliani, oggi parroco presso la parrocchia San Pio X di Bolzano ma proprio colui che vent’anni fa diede il via al Grest di Laives, c’è stato anche l’incontro con Don Gianpiero Dal Toso, Nunzio Apostolico in Giordania. Particolarmente significativa poi è stata la testimonianza di un giovane bolzanino di 17 anni che ha raccontato a bambini e ragazzi il suo personale incontro con Gesù.
Un gruppo eterogeneo
83 sono stati i bambini partecipanti. Un numero significativo e – come sottolineano Roberto Lubian e sua moglie Paola Massimio, portavoce del Don Bosco e organizzatori del Grest – è importante ricordare che negli ultimi anni sono stati diversi i bambini di fede non cattolica a frequentare e apprezzare il Grest, in un clima di assoluto rispetto reciproco. Altrettanto significativo è il fatto che, pur essendo un gruppo estivo in lingua italiana, non sono stati pochi i bambini madrelingua tedesca che hanno frequentato volentieri il gruppo. Sempre maggiore è poi il numero dei Gialloni – 57 quest’anno – a riprova che i giovani di oggi hanno voglia di impegnarsi in progetti che richiedano la loro responsabilità; va infatti sottolineato che tutti coloro che seguono il Grest lo fanno a titolo volontario, mettendo quindi a disposizione gratuitamente il proprio tempo.
Anche quest’anno il Grest di Laives ha dimostrato che – al di là del credo religioso – essenziali sono l’impegno, il senso di responsabilità, il rispetto da parte di tutti e – alla fin fine – la voglia di divertirsi e stare insieme.
Redattrice: Raffaella Trimarchi
La via del Brennero romana
In un curioso baedeker per ciclisti uscito in Tirolo nel 1895 compare anche il tour Innsbruck – Brennero – Bolzano – Ala – Verona. In sostanza, la vecchia via del Brennero romana. Superate le Alpi e la Val d’Isarco, il ciclista di fine ‘800 arrivava a Rencio attraverso il famoso Kuntersweg che da Colma conduceva a Prato Isarco.
Questa mulattiera di fondovalle, che permetteva di aggirare la salita del Renon e quindi il vecchio percorso romano Auna di Sotto – Longomoso – Longostagno, era stata realizzata nel XIV secolo da Heinrich Kunter, che in cambio dell’enorme spesa ottenne dai conti del Tirolo il diritto di riscuotere un pedaggio e di edificare due taverne. 100 anni dopo il percorso fu ampliato e reso carrabile. Bolzano ottenne così la sua agognata porta verso i ricchi mercati tedeschi. Anche Egna e gli altri paesi della Bassa Atesina approfittarono enormemente della nuova via commerciale.
L’importanza della via del Brennero era già nota ai Romani, che un millennio e mezzo prima avevano inaugurato le rotte militari e commerciali verso le Alpi e la Germania con tre percorsi verso Augsburg / Augusta Vindelicorum, fondata da Augusto nel 15 a.C. : il Resia, il Brennero e il Passo di Monte Croce Carnico. Nei secoli successivi, proprio il sistema stradale di 80000 km determinò la diffusione capillare del latino come lingua veicolare e, soprattutto, del cristianesimo in Europa.
Le tre strade e la rete di percorsi laterali costituivano un insieme organico incentrato proprio sul passo del Brennero (posto a “soli” 1370 s.l.d.m.) e il collegamento tra Verona e Augsburg. La famosa via Claudia Augusta, che attraversava anche la Bassa Atesina, fu costruita due secoli prima della via del Brennero ma successivamente divenne una arteria secondaria di quest’ultima.
Se in epoca repubblicana ci si accontentò di rendere percorribili le vecchie mulattiere montane e di riadattare le ampie piste spontanee in pianura, in età imperiale la “via publica” delimitata e sottratta alla proprietà privata divenne la regola. Ancora oggi antichi tracciati romani inutilizzati risultano di proprietà demaniale secondo il principio romano “viam publicam populus non utendo amittere non potest” che ne esclude l’usucapione. La delimitazione della via publica (via deriva da vehere, trasportare) prevedeva un actus centrale e carrabile (da agere, guidare le bestie) e due iter (da ire, camminare) pedonali laterali. La larghezza complessiva variava tra 10 e 120 piedi. Oggigiorno è difficile individuare antiche vie romane perché spesso si trovano sotto quelle moderne. L’unica ausilio è rappresentato dai famosi miliari o altri monumenti (spesso funebri) eretti ai bordi delle strade stesse.
Per tornare al nostro percorso, la sottomissione della Rezia e della Vindelicia convinse Druso a realizzare la strada verso Augusta attraverso il passo Resia. La via Claudia fu poi ultimata da suo figlio Claudio. Alla confluenza tra Adige e Isarco e nei pressi del grande ponte di Druso (forse a Gries?) fu fondata la stazione di Pons Drusi e più a nord Veldidena, l’odierna Innsbruck. Qualche anno prima, nel 24, era stata costruita la strada da Verona a Tridentum che poi permise l’attraversamento completo della valle dell’Adige e della Bassa Atesina. Settimio Severo e Caracalla completarono la via del Brennero verso il 200 d.C. Nell’itinerarium Antonini e nella Tabula Peutingeriana, due carte stradali romane, la via del Brennero conta 13 stazioni tra Verona e Augusta. Fino a Pons Drusi la misurazione in miglia (1480 m) risulta perfetta, successivamente si trova qualche inesattezza. La lunghezza complessiva varia quindi tra 402,5 e 427,5 km. L’itinerario Antonini segna da Tridentum le stazioni di Endidae (sotto Castelfeder) e Sublavione, la Tabula parla di Tredente, Ponte Drusi e Sublavione.
Concludendo, i nostri ciclisti moderni nel 1895 dopo Bolzano, dove al Cafè Kusseth nelle ore serali era possibile incontrare i velocipedisti locali, erano indirizzati a Laives attraverso il ponte sull’Isarco (Loreto), Bronzolo e Ora. Dalla palude di Termeno si raggiungeva Egna e Salorno (dove in antichità sboccava una mulattiera proveniente da Faedo) e poi, finalmente, il confine di stato di Ala, dove gli esosi finanzieri italiani pretendevano lo sdoganamento della bicicletta con pagamento del relativo pedaggio.
Redattore: Reinhard Christanell
La nascita della Casa Russa grazie a Nadezda Ivanovna Borodina
Nelle mensili “Fremdenlisten” di Merano comparivano sempre più numerosi i cognomi russi di liberi professionisti ed industriali che, in forza dell’ingente sviluppo economico che la Russia stava vivendo, amavano trascorrere all’estero le proprie vacanze. Coglievano così anche l’opportunità di incontrare nei parchi, ai caffè o nelle sale da gioco i finanzieri e gli imprenditori di tutta Europa e stringere nuove ed importanti relazioni o alleanze economiche.
Frattanto a Merano vi era stato un rapido sviluppo delle ferrovie che, in capo a pochi anni dopo l’apertura della linea Bolzano-Merano, avvenuta nel 1881, permise un collegamento diretto fra Merano e San Pietroburgo.
Ciò aveva determinato un afflusso ancor più cospicuo di turisti ed ospiti di cura russi. Anche l’alta aristocrazia frequentava la nostra città, giungendo numerosa con il proprio entourage e con la propria servitù al seguito.
Era generalmente l’inverno la stagione che spingeva i nobili russi a varcare i confini della propria patria per cercare condizioni climatiche favorevoli nei luoghi di villeggiatura più alla moda.
A partire dal 1884 su interessamento anche dell’Azienda di cura e soggiorno, le funzioni di rito ortodosso ebbero luogo a Villa Stefanie, anche se l’esigenza di una chiesa aveva spinto il “Comitato” a raccogliere fondi per la sua costruzione fin dal 1880.
Ai membri del Comitato spettò anche il difficile compito di cercare un sacerdote disposto a trasferirsi in città anche solo per una parte dell’anno. Scelsero padre Feofil Kardasevic di Irom nei pressi di Budapest. Egli dotò la chiesa provvisoria di Villa Stefanie degli arredi sacri, la consacrò e ne redasse lo statuto che fu presentato all’assemblea della Comunità nel gennaio 1885.
La chiesa si manteneva con le offerte e la beneficenza di tutti gli ortodossi che vivevano o soggiornavano a Merano. Nel luglio successivo il Santo Sinodo ortodosso accordò con un editto alla chiesa di Irom di celebrare messe nella nostra città.
Determinante per l’allestimento delle strutture della Comunità russo-ortodossa e per la costruzione della “Casa Russa”, fu il lascito di centomila rubli di una giovane donna morta di tubercolosi: Nadezda Ivanovna Borodina. Nadezda, figlia di un funzionario di corte dello zar Nicola I, era giunta in città nel tentativo di alleviare i propri dolori ma, aggravatasi, morì a trentasette anni nel 1889.
Nel suo testamento indicò con precisione che la somma doveva essere impiegata per costruire un pensionato per correligionari non abbienti e malati di tubercolosi e per la costruzione di una chiesa ortodossa dedicata a San Nicola Taumaturgo.
Redattrice: Rosanna Pruccoli