L’arte come stile di vita

Elisabetta Vazzoler, bolzanina, si è formata dapprima a Venezia dove ha frequentato i corsi di Storia del Teatro e del cinema all’Università Ca’ Foscari e maturando esperienze nel settore del restauro; quindi, trasferitasi in Sicilia si è diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. È l’artista nota per i suoi dipinti che ritraggono ambienti eleganti, privi però di ogni suppellettile atto a connotarne chi li abiti. 

La cosa che mi piace di me.

La perseveranza. 

Il mio principale difetto.

L’umore altalenante. 

Il mio momento più felice.

La nascita di mio figlio. 

La persona che ammiro.

Mio padre.

Un libro sull’isola deserta.

Avviso ai naviganti. 

La mia occupazione preferita.

La pittura. 

Il paese dove vorrei vivere.

In Irlanda. 

Il mio piatto preferito.

La pizza. 

Non sopporto…

Il caldo. 

Per un giorno vorrei essere.

Un uomo.

La mia paura maggiore

Il buio. 

Nel mio frigo non manca…

Il parmigiano. 

Se fossi un animale sarei…

Un cane. 

Mi sono sentita orgogliosa quando…

Ho terminato l’Accademia di belle arti. 

Il mio motto.

Vivere di giorno in giorno.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Un albergo a 5 stelle.

Il giocattolo che ho amato di più.

Barbie. 

I miei poeti preferiti.

Alcuni testi di Lucio Dalla. 

I miei pittori preferiti.

Gerhard Richter e Daniele Galliano.

Il dono di natura che vorrei avere.

La memoria.

Non sopporto…

Il rumore.

Dico bugie solo…

Se sono costretta.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Da sola, con strumenti per dipingere e un pianoforte. 

Il colore che preferisco.

Il verde. 

L’ultima volta che ho perso la calma.

Mi succede spesso, ultimamente. 

Da bambino sognavo…

Di fare la ballerina.

Autrice: Rosanna Pruccoli

La sommelier e il calcio

Lea Casal ha solo 21 anni, ma ha le idee ben chiare su quello che potrebbe essere il suo domani. Quando non lavora come sommelier, è attiva in diverse società ed associazioni, prestando il suo servizio nel comune di Magrè, paese dove attualmente vive con la propria famiglia.

La cosa che più mi piace di me e il mio principale difetto.

Devo dire che sono i due lati di una stessa cosa. Quando ci tengo ad un idea, a una cosa o a una persona do tutto quello che ho, con tutto il mio cuore… Ma si tratta di una cosa che spesso non è solo positiva.

Il mio momento più felice.

I concerti di Ultimo.

Un libro da portare sull’isola deserta.

“Io sono più amore”.

La mia occupazione preferita.

Cantare e stare con le mie amiche e la mia famiglia.

Il paese dove vorrei vivere.

In Spagna, sull’isola dove c’è Palma di Maiorca.

Il mio piatto preferito.

La pizza.

Non sopporto…

L’ingiustizia, le bugie.

Per un giorno vorrei essere…

Ultimo.

La mia paura maggiore.

I serpenti.

Nel mio frigo non manca mai…

La fantastica marmellata di mia mamma.

Se fossi un animale sarei…

Penso un cane.

Il mio motto.

“Abbi il coraggio di splendere”.

Il giocattolo che ho amato di più.

Il pallone da calcio.

I miei poeti preferiti.

Gio Evan e Simone Carponi.

Il mio pittore preferito.

Michelangelo.

Il dono di natura che vorrei avere.

Fregarmene ancora di più.

Come mi vedo fra dieci anni.

Importante, felice e in piena salute.

Il colore che preferisco.

Il verde.

L’ultima volta che ho perso la calma.

In una situazione al lavoro.

Da bambina sognavo…

Di diventare una calciatrice professionista.

Daniele Bebber

(I crediti fotografici della foto di Lea Casal sono: Meike Hollnaicher / Alois Lageder)

L’arte dell’osservazione

Qui Intervista a Anuschka Prossliner, un’artista di grande sensibilità, donna curiosa, indipendente, sagace. Affascinata dal quotidiano riesce a trovarvi scampoli di humor o viceversa pause poetiche. L’osservazione e la riflessione sono costanti nella sua vita e si riflettono nella sua arte che varia e muta in una ricerca entusiasta. Nata a Bolzano, risiede fra Merano e Fiè alla Sciliar. Dopo la Scuola d’arte di Ortisei si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha poi proseguito i suoi studi post-laurea presso la Facoltà di Belle Arti di Siviglia e all’Università  Complutense di Madrid.

La cosa che più mi piace di me.

Taccio, quando non ho niente da dire. 

Il mio principale difetto.

L’incoerenza.

Il mio momento più felice.

Vari, ma tutti in compagnia di un cane.  

La persona che ammiro di più.

Sono tante, ma in questo momento mi viene in mente Anton Zeilinger.

Un libro da portare sull’isola deserta.

Probabilmente “Mein Name sei Gantenbein“ di Max Frisch. 

La mia occupazione preferita.

Fantasticare.

Il paese dove vorrei vivere.

Mi piace l’Italia.

Il mio piatto preferito.

Spaghetti aglio olio e peperoncino, con un bicchiere di vino rosso.

Non sopporto…

L’ingiustizia.

Per un giorno vorrei essere…

Un animale felice.

La mia paura maggiore.

Che soffrano gli esseri che amo.

Nel mio frigo non manca mai…

Il burro.

Se fossi un animale sarei…

Una lucertola.

Mi sono sentito orgogliosa di me stessa quando…

Sono andata in deltaplano.

Il mio motto.

Niente è certo.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Spendere troppo per delle cose futili.

I miei poeti preferiti.

Julio Cortázar, Rainer Maria Rilke.

I miei pittori preferiti.

Giorgio Morandi, Francis Alys, Sean Scully – tutti coloro che riescono a trasmettere tanto con poco. 

Il dono di natura che vorrei avere.

Poter parlare con gli animali.

Dico bugie solo…

Per non ferire.

Il colore che preferisco.

Mi piacciono tutti, dipende dalla costellazione.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Sono raramente calma.

Da bambina sognavo…

Di essere una ballerina o una spia famosa. 

Autrice: Rosanna Pruccoli

L’arte come stile di vita

Katherina Zöggeler appartiene ad una famiglia cosmopolita e assai impegnata sul piano culturale. La sua vita è stata da sempre improntata al grande amore per le arti visive, musicali e letterarie oltre che ad una speciale attenzione per le lingue straniere. La si potrebbe definire una “donna ponte” capace di sentirsi a casa negli sfaccettati ambienti della nostra provincia e non solo. La sua arte è ricca e variegata come la sua personalità. Dominata da un forte senso di curiosità e da una inesausta ricerca, sa intrecciare tecniche e materiali, spaziando dal bidimensionale al tridimensionale, dalla stoffa alla ceramica, senza mai rinunciare ad esiti preziosi.

La cosa che mi piace di me.

La capacità di generare idee.

Il mio principale difetto.

Una buona memoria.

Il mio momento più felice.

Tornare a casa e sdraiarmi sul divano con cane e gatto.

Le persone che ammiro di più.

I miei genitori.

Un libro sull’isola deserta.

“Gita al faro”.

La mia occupazione preferita.

Lavorare l’argilla.

Il paese dove vorrei vivere.

In Provenza, Francia.

Il mio piatto preferito.

Il budino greco con la cannella.

Non sopporto…

Il troppo rumore.

Per un giorno vorrei essere.

Un mago.

La mia paura maggiore.

Le vespe.

Nel mio frigo non manca mai…

Il latte.

Se fossi un animale sarei.

Un gatto.

Mi sono sentita orgogliosa…

Quando sono nati i miei figli.

Il mio motto.

“Vivi e lascia vivere”.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Un viaggio in Svezia.

Il giocattolo che ho amato di più.

La casa delle bambole.

I miei poeti preferiti.

Hermann Hesse, Aldous Huxley.

I miei pittori preferiti.

Picasso, Chagall, Klee, Basquiat.

Il dono di natura che vorrei avere.

Saper cantare.

Dico bugie solo…

Quando scherzo.

Dove mi vedo fra dieci anni.

In un casale in mezzo agli ulivi.

Il colore che preferisco.

Il turchese.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Non la perdo mai.

Da bambina sognavo…

Di diventare una pittrice.

Autrice: Rosanna Pruccoli

Un vulcano di energie

Giancarlo Schiavon è nato a Brescia ma altoatesino di adozione dal 1987. Da molti definito un vulcano di energie: maresciallo dei Carabinieri in pensione, presidente del Centro don Bosco di Laives, impegnato in mille attività di volontariato con giovani e meno giovani. Ovvero quelli che lui non chiama anziani, ma “le mie ragazze e i miei ragazzi” e che sa coinvolgere con entusiasmo irresistibile, al ritmo di musica, come insegnate di ballo liscio, balli di gruppo e disco fox.

La cosa che mi piace di me.
La disponibilità verso gli altri.

Il mio principale difetto.
Difetto? Quale difetto? A parte gli scherzi, in passato ero molto irascibile, ora ho imparato a contare fino a 10, anche 100 alle volte, ma ogni tanto mi arrabbio troppo facilmente.

Il mio momento più felice.
Stare in mezzo alla gente e condividere con loro passioni e momenti di spensieratezza.

La persona che ammiro.
Mia figlia Valentina.

Un libro sull’isola deserta.
“Le parole che non ti ho detto”.

La mia occupazione preferita.
Ballare e far ballare le persone.

Il paese dove vorrei vivere.
Italia senza ombra di dubbio.

Il mio piatto preferito.
Minestre di ogni genere in autunno e inverno; frutta, verdura e pesce nel resto dell’anno.

Non sopporto…
Coloro che pretendono di essere rispettati senza rispettare a loro volta gli altri. Coloro che sono convinti di avere ragione, e forse ce l’hanno pure, ma non hanno il ben che minimo rispetto verso l’opinione degli altri.

Per un giorno vorrei essere…
Invisibile, ma non per fare cose strane e di nascosto, ma solo per vedere come si muoverebbe il mondo attorno a me senza che io ne possa prendere parte.

La mia paura maggiore.
Cadere nel vuoto.

Nel mio frigo non manca…
Il mio frigo è perennemente vuoto!

Mi sono sentito orgoglioso…
Quando ho superato, contro ogni aspettativa, alcuni concorsi pubblici molto impegnativi.

Il mio motto.
Vivi e lascia vivere.

Il giocattolo che ho amato di più.
I miei soldatini di plastica.

Il dono di natura che vorrei avere.
La pazienza.

Non sopporto…
I saccenti.

Dico bugie solo…
A fin di bene (forse).

Dove mi vedo fra dieci anni
Dove sono ora con 10 anni in più.

L’ultima volta che ho perso la calma.
Qualche giorno fa.

Da bambino sognavo…
Di restare bambino.

Autrice: Raffaella Trimarchi

Una penna in viaggio

Romina Casagrande è meranese e di famiglia mistilingue, insegna alle scuole medie e divide il suo tempo libero fra scrittura e lunghe camminate in montagna. Ha pubblicato un ampio numero di romanzi con case editrici importanti sia italiane che tedesche e si sottopone a lunghi tour di presentazione dei propri libri, ma non si sottrae neppure agli incontri con gli studenti. Scrittrice ormai affermata, non ha perso la sua semplicità e la sua empatia.

La cosa che mi piace di me.
La tenacia.


Il mio principale difetto.
Forse ogni difetto è un pregio fuori tempo o mal indirizzato. La tenacia quando si trasforma in rigidità, ad esempio. Anche l’incapacità di vivere nel presente senza lasciarsi condizionare da ricordi o proiezioni: funziona bene quando scrivo, nella vita invece può complicare le cose.


Il mio momento più felice.
Le vacanze al mare, da bambina, con tutta la mia famiglia. Il senso di libertà quando finiva la scuola.

La persona che ammiro.
Simona Kossak, una biologa che ha dedicato la propria vita alla salvaguardia delle foreste. Attivista, scrittrice, un esempio di vita rivolta a un ideale e alla difesa di chi non ha voce.


Un libro sull’isola deserta.
Uno qualsiasi di Ray Bradbury, partendo da “Il popolo dell’autunno”.


La mia occupazione preferita.
Scrivere.
Il Paese dove vorrei vivere.
Dove è sempre estate o primavera.


Non sopporto…
Le bugie e il narcisismo.


Per un giorno vorrei essere..
Senza ricordi (soltanto per un giorno, però).


La mia paura maggiore.
Perdere le persone che amo.


Se fossi un animale sarei…
Una grande ara blu perché vive in posti bellissimi.


Mi sono sentita orgogliosa…
Quando il mio nipotino ha scoperto che in libreria c’era il libro scritto dalla zia e voleva regalarmelo.


Il mio motto…
Volere è potere (ma solo nei momenti di ottimismo).


Il capriccio che non mi sono tolta.
Un nuovo drone con i sensori.


Il giocattolo che ho amato di più.
Una scimmia di pezza con un pigiama a righe colorate. Ce l’ho da quando sono piccolissima, nonostante abbia subito varie disavventure che l’hanno tutta spelacchiata.


Il dono di natura che vorrei avere.
Essere in più posti nello stesso momento – ma forse non vale…


Dico bugie solo…
Per non ferire gli altri. A patto che la bugia non influenzi le loro scelte.


Dove mi vedo fra dieci anni.
Più o meno qui, con un album pieno di fotografie dei posti che ho visitato.


Da bambina sognavo…
Di fare la veterinaria.

Arte, storia e musei

Silvia Spada Pintarelli è storica dell’arte e museologa. Ha organizzato mostre di arte medievale e moderna tra cui, nel 2000, “Trecento. Pittori gotici a Bolzano”, esemplare per qualità e rigore scientifico. Ha inoltre collaborato alla creazione del Percorso espositivo nel Monumento alla Vittoria di Bolzano. Da alcuni anni in pensione, continua lo studio e la ricerca sull’arte dell’Alto Adige e del Trentino, pubblicando anche libri didattici per bambini. 

La cosa di me che mi piace di più.

La curiosità.

Il mio principale difetto.

Temo proprio di essere permalosa e anche (un po’) iraconda.

Il mio momento più felice.

La sera, quando il giorno si placa e la luce svanisce.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Vedere l’aurora boreale; per fortuna sta arrivando qua.

La mia occupazione preferita.

Andar per musei e luoghi d’arte insieme a mio marito, indispensabile compagno di viaggio (anche perché io non ho la patente).

Il mio piatto preferito.

Troppi.

Non sopporto…

L’invidia. Non voglio essere invidiosa e non voglio essere invidiata.

Per un giorno vorresti essere…

Federico Zeri.

Se fossi un animale sarei…

Una lucciola per rendere magico il mondo.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…

Abbiamo inaugurato il percorsoespositivo nel Monumento alla Vittoria.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Spero NON in una casa di riposo.

Il superpotere che vorrei avere.

L’invisibilità. Mi farei delle risate!

La mia occupazione preferita.

Leggere, leggere e poi leggere (mangiucchiando un dolce tra una pagina e l’altra).

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo.

Le piste ciclabili e i prati del Talvera.

Amo il mio lavoro perché…

Ho fatto pagata quello che avrei fatto anche gratis.

Il mio motto.

Domani è un altro giorno.

La massima stravaganza della mia vita.

Aver accompagnato un’amica a comprare un mucchio di Gratta e Vinci.

Del mio aspetto non mi piace…

La pancia!!!

Il mio primo ricordo.

Il contrassegno con la farfalla che avevo all’asilo.

L’arte della scrittura

Paolo Cagnan, giornalista e scrittore, classe 1967. Attualmente condirettore di quattro quotidiani del gruppo Gedi in Veneto, si divide tra Padova e Bolzano. Specializzato in cronaca nera e giudiziaria, si è spesso occupato della ricostruzione di cold case e storie dimenticate. Ha scritto una quindicina di libri spaziando dalle biografie alla narrativa, dai racconti di viaggio alle inchieste giornalistiche. La sua ultima fatica è “Anatomia di un serial killer. Marco Bergamo. Storia del mostro di Bolzano” (Ed. Athesia). 

La cosa che mi piace di me.

La grinta.

Il mio principale difetto.

Parlo troppo.

Il mio momento più felice.

Le nozze a 50 anni.

La persona che ammiro di più.

Non c’è più.

Un libro sull’isola deserta.

L’enciclopedia A-C.

La mia occupazione preferita.

Scrittore di viaggi.

Il paese dove vorrei vivere.

L’Italia va benissimo.

Il mio piatto preferito.

Melanzane alla parmigiana.
Non sopporto…

Gli invidiosi.

Per un giorno vorrei essere.

Jack Nicholson preso male.

La mia paura maggiore.

Restare solo.

Nel mio frigo non manca mai.

La birra.

Se fossi un animale sarei.

Un ornitorinco, curioso come me.
Mi sono sentito orgoglioso quando…

… hanno sbagliato persona.

Il mio motto.

Sii sempre te stesso.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Non si può dire.

Il giocattolo che ho amato di più.

Un coniglietto di peluche.

I miei poeti preferiti.

Non amo la poesia.

I miei pittori preferiti.

Hopper e le sue solitudini.

Il dono di natura che vorrei avere

La pazienza.

Non sopporto…

La sciatteria.

Dico bugie solo…

…nei giorni dispari.

Dove mi vedo fra dieci anni.

A fare l’umarell, Bolzano è piena di cantieri.

Il colore che preferisco.

Blu notte.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Dieci secondi fa.

Da bambino sognavo… 

… di vedere il mondo: fatto.

Un gorilla entusiasta!

E’ nato a Bolzano nel 1985. Ha frequentato il Seminario Maggiore di Bressanone ed è stato ordinato a Bressanone nel 2016. Dal 1 settembre 2020 è cappellano nelle parrocchie di Visitazione e Regina Pacis. Per Gabrielli editori ha collaborato nel 2020 al libro collettivo “La goccia che fa traboccare il vaso, la preghiera nella grande prova” e nel 2023 “Del male, di Dio e del nostro amore” (entrambi a cura di Paolo Scquizzato). Ha partecipato alla scrittura di “Quale Dio, quale cristianesimo. La metamorfosi della fede nel XXI secolo” (a cura di Claudia Fanti) e al relativo convegno online promosso da Adista. Nel 2022 ha pubblicato, sempre per Gabrielli, “Conversando con Baruch. Spinoza, un filosofo ‘oltre le religioni’”. Da settembre 2023 è dottorando in teologia pastorale presso la Westfälische Wilhelms-Universität di Münster.

La cosa di me che mi piace di più.

Mi entusiasmo facilmente!

Il mio principale difetto.

Mi entusiasmo troppo facilmente!

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Un viaggio sulla ferrovia Transiberiana da Mosca a Vladivostok.

Il luogo dove vorrei vivere.

Amsterdam, con la sua magia e i suoi canali.

Il mio piatto preferito.

Un buon Phad Thai.

Non sopporto…

La stupidità, l’ignoranza e l’ipocrisia.

Il mio film preferito.

Dersu Uzala di Akira Kurosawa.

Il mio attore preferito.

Marlon Brando.

Il superpotere che vorrei avere.

Teletrasportarmi.

Il mio ultimo acquisto.

Libri, come sempre.

Amo il mio lavoro perché… 

Perché non è un “lavoro”!

L’errore che non rifarei.

Prendermi poco tempo per me stesso…

Il mio romanzo preferito.

Guerra e pace di Lev Tolstoj.

La mia maggiore paura.

La guerra.

Il mio colore preferito.

Il blu.

Il mio primo ricordo.

Il primo “traumatico” giorno di asilo.

La prima cosa che faccio al mattino.

Assolutamente bere un buon caffè!

Tre aggettivi per definirmi.

Comunicativo, non umorale, ansioso.

Il mio motto.

“La strada che porta alla conoscenza è una strada che passa per dei buoni incontri!”

Se fossi un animale sarei…

Un gorilla.

Il mondo che si sveglia

QuiIntervista a Flora Sarrubbo, che si è formata a Milano presso la Scuola Civica d’arte drammatica Paolo Grassi e lavora come attrice, regista e drammaturga, in spettacoli in italiano e in tedesco; parallelamente a questo ha sviluppato un particolare interesse per la pedagogia teatrale.
Ha fondato nel 2021 la cooperativa ControTempoTeatro e ne è attualmente presidente.

La cosa di me che mi piace di più.

Non ho mai rinunciato all’immaginazione.

Il mio momento più felice.

La prima volta che ho raggiunto una cima in montagna.

Da bambina sognavo di diventare…

Scrittrice.

Il luogo dove vorrei vivere.

In Grecia, nel cuore del Peloponneso, tra monti e mare.

Il mio piatto preferito.

Le melanzane a funghetto.

Non sopporto.

La sopraffazione.

Per un giorno vorrei essere…

Invisibile.

Nel mio frigorifero non manca mai…

La frutta. E, quando è stagione, le ciliegie, che mi mettono allegria.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…

… nonostante la poca fiducia in me stessa, mi presentai ai provini per entrare nelle scuole di teatro. 

Dove mi vedo fra dieci anni. 

In uno spazio da inventare, con i miei compagni di ControTempoTeatro…per alcuni mesi all’anno! e poi… in una casa nella natura isolata dal mondo con l’uomo che amo.

La prima cosa che faccio al mattino.

Guardo fuori dalla finestra, mi alzo sempre molto presto e mi piace spiare il mondo che si sveglia.

Il mio film preferito.

“C’era una volta in America”.

Il mio attore preferito. 

Gian Maria Volontè.

Il mio sogno ricorrente. 

Ho sognato per anni di lavarmi con il latte.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?

Le montagne, quelle che ancora non sono diventate “Gardaland”.

Amo il mio lavoro perché…

… è un buon allenamento per mettermi sempre in discussione.

L’ultima volta che ho pianto.

Quando ho visto l’oceano.

Se fossi un animale sarei…

Dicono un rapace, ma mi sento di più una capra inerpicata su balze e sporgenze.

Il mio colore preferito.

Rosso pompeiano.

Il mio primo ricordo.

Le mimose del giardino di casa a Capriglia e i giochi con il nonno.