Sulle onde dell’emozione

Bolzanino classe 1975, sposato con Maria e papà di Eleonora (17 anni) e Chiara (8), è un giornalista iscritto all’albo professionale dal 2006 e attivo da 24 anni nel mondo della comunicazione. Attualmente è il responsabile della comunicazione sportiva dell’Atalanta. In passato ha ricoperto i ruoli di responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa di Hellas Verona e FC Südtirol. Prima di specializzarsi nella comunicazione per club calcistici, ha collaborato con testate locali come Alto Adige, RTTR, TCA e NBC.

La cosa che più mi piace di me.
Mi nutro di passioni, emozioni, sentimenti forti. Ogni giorno. E non mi bastano mai.


Il mio principale difetto.
Sono molto permaloso, anche se nego di esserlo.
Il mio momento più felice.
Quando ho conosciuto Mary, mia moglie. Mi ha cambiato la vita. Con lei accanto niente mi fa più paura.

Da bambino sognavo di diventare…
Un giornalista. A 6 anni riempivo quaderni di “articoli”. Per divertimento.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.
Un viaggio con mia figlia più grande, Eleonora, per chiacchierare assieme. Solo io e lei, senza distrazioni.

Il luogo dove vorrei vivere.
Barcellona. Città che mi trasmette serenità, gioia e spensieratezza.

Il mio piatto preferito.
La torta di patate nonesa. Ma buona come quella di mia nonna non l’ho più mangiata.

Non sopporto…
Quando mi sottovalutano. Ma è il momento in cui do il meglio di me stesso.

Nel mio frigorifero non manca mai…
Il tè alla pesca.

Se fossi un animale sarei…
Un riccio.

Sono stato orgoglioso di me stesso quella volta che….
Ho saputo ricostruire un dialogo con mio papà dopo anni di silenzi.

Dove mi vedo fra 10 anni.
Nel calcio. La passione di una vita e la mia miglior forma di espressione.

Tre aggettivi per definirmi.
Passionale, generoso, emotivo.

Il mio film preferito.
“La ricerca della felicità” di Gabriele Muccino con Will Smith.

Il mio attore preferito.
Denzel Washington.

Amo il mio lavoro perché…
Perché sa regalare emozioni intensissime e uniche per uno come me che vive tutto col massimo trasporto emotivo.

I viaggi e la libertà

La vita e la vita nella scuola di Luisanna Fiorini sono un’unica cosa. Musicista, professoressa, maestra, dirigente scolastica, direttrice del servizio di valutazione provinciale, ricercatrice, docente universitaria e formatrice; è stata queste cose ogni volta, fino a quando si è divertita. Ha sempre avuto fiducia nei giovani, che sono la sua forza. Ora che è in pensione a mancargli sono loro, le studentesse e gli studenti, e in particolare gli sguardi indomiti dei più difficili, quelli che avevano più bisogno di lei. Cerca il futuro in ognuno dei suoi viaggi. Il presente lo vive.

La cosa che mi piace di più di me stessa.

La perseveranza.

Il mio principale difetto.

L’impulsività.

Da bambina sognavo di diventare…

Ricca.

L’errore che non rifarei.

Nessuno, sono contenta dei miei errori.

La persona che invidio di più.

Chi inizia un viaggio.

La persona che ammiro di più.

Chi dedica totalmente la sua vita a servizio della libertà altrui.

Un libro da portare sull’isola deserta. 

Un manuale su come sopravvivere.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Cerco di assecondare tutti i miei capricci.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Oggi?

La mia occupazione preferita. 

Curare il mio orto e viaggiare.

Il paese dove vorrei vivere. 

Se non l’Italia, l’Argentina.

Non sopporto…

L’ipocrisia.

La qualità che preferisco in un uomo.

Il lato femminile.

La qualità che preferisco in una donna.

L’indipendenza e l’autonomia.

Dico bugie solo…

A chi non stimo.

La mia paura maggiore.

Ho troppa paura per dirlo.

La disgrazia più grande.

La guerra.

L’oggetto a cui sono più legata.

Tutte le mie collane.

La massima stravaganza nella mia vita.

Oh, tante, adoro la stravaganza.

Mi sono sentita orgogliosa di me stessa quando…

Quando da ultra quarantenne ho preso la seconda laurea.

Il mio motto.

Vai avanti!

Il mio più grande rimorso.

Aver smesso di suonare e cantare a livello professionale.

La musica nel sangue

Nei suoi sessant’anni di età Gregor Marini ha collaborato con una serie infinita di musicisti: è difficile trovarne di locali che non abbiano lavorato con lui. Ma nel suo curriculum appaiono nomi anche internazionali che per la maggior parte della “gente comune” sono inarrivabili. Gregor Marini, chitarrista, compositore, arrangiatore e ingegnere del suono, ha girato i palchi di mezzo globo prima di tornare nel suo Alto Adige, dove oggi lavora – naturalmente – nel campo della musica.

Il mio principale difetto.

Essere sapientone.

Il mio momento più felice.

Quando ho smesso di frequentare la scuola.

La persona che ammiro.

Non ammiro persone.

Un libro sull’isola deserta.

Un libro non basterebbe. 

La mia occupazione preferita.

Creare.

Il paese dove vorrei vivere.

Ci vivo già.

Il mio piatto preferito.

Quello tondo.

Non sopporto…

I turisti.

Per un giorno vorrei essere.

Me stesso.

La mia paura maggiore.

Morire in agonia.

Nel mio frigo non mancano…

Un buon bianco secco e del formaggio.

Se fossi un animale sarei.

Estinto.

Mi sono sentito orgoglioso quando…

Ho imparato a nuotare da solo.

Il mio motto.

Non avere un motto.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Quello “Diabolico” di Mario Castelnuovo Tedesco.

Il giocattolo che ho amato di più.

La chitarra.

I miei poeti preferiti.

Bertold Brecht, Hilde Domin, Zbigniew Herbert, Tomas Tranströmer.

I miei pittori preferiti.

Pablo Picasso, Salvador Dalì, Francisco de Goya, Jan Vermeer.

Il dono di natura che vorrei avere.

Un’ottimo senso per gli affari.

Dico bugie solo… 

Quando  non ho voglia di discutere.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Nello stesso posto di adesso ma con 10 anni di cattiveria in più.

Il colore che preferisco.

Il ciano.

L’ultima volta che ho perso la calma.

In autostrada.

Da bambino sognavo…

Di diventare uno dei Beatles.

Autore: Luca Masiello

Musica e tanta cultura

Qui Intervista a Max Carbone. Pubblicista, copywriter, autore televisivo, musicista non professionista, Max Carbone è stato direttore artistico per 8 edizioni di AlpsKlang. Dal 2023 è direttore artistico di “ur-klang/music comes from everywhere”. è membro fondatore della piattaforma online OSKOWEBTV, per la quale cura la rubrica “linee aeree”. Vive con Delia e ha due figli, Alice e Tommaso.

La cosa che mi piace di me.

Le mani, le ho prese da mia madre. Poi riesco a ridere delle mie battute surreali. Sono creativo in cucina, con ottimi risultati. Potrei anche definirmi un soggetto con alta capacità di rimozione, ma è un’attività molto pericolosa perché quello che butti fuori dalla porta rientra dalla finestra.

Il mio principale difetto.

Questo lo lascio dire a chi mi conosce. Potrei dire di essere scarsamente empatico.

Il mio momento più felice.

La nascita dei miei figli. Meno poetica fu quella volta che, sui 15 anni, riuscii, prima del mio amico Fabio, a buttarmi di testa dal terzo trampolino del lido di Merano. Il coraggio me lo feci venire perché passava la ragazzina che mi piaceva.

Le persone che ammiro di più.

Tutte le persone capaci di disciplina, cosa che a me difetta. Anche coloro che hanno la capacità di dire di no.

Un libro sull’isola deserta.

La trilogia del potere di Juenger, Le scogliere di marmo, Heliopolis e Eumeswil  e la trilogia di Valis di Dick. 

La mia occupazione preferita.

Leggere libri e ascoltare musica. Ma più di tutto suonare il mio Fender Jazz con i miei amici musicisti.

Il paese dove vorrei vivere.

Sei mesi a Lizard, in Cornovaglia, e sei mesi a Napoli.

Il mio piatto preferito.

Tutto il pesce, a colazione compreso. Ho un amico che fa i canederli con le sarde, in questo caso resto perplesso e non li ho ancora provati.

Non sopporto…

Tutti i fanatismi. Poi, di sicuro, il fegato e la trippa. 

Per un giorno vorrei essere… 

Colui che è in grado di decidere la sorte di tutti i dittatori. 

La mia paura maggiore.

Le grandi navi, in altre vite sono certamente deceduto in un disastro navale.

Se fossi un animale sarei…

Una rondine, lassù a far casino d’estate con tutte le altre. E poi migrare. 

Mi sono sentito orgoglioso quando…

Forse quando alle elementari la maestra Riva decise di affidarmi il compito di andare col marito a consegnare i regali di Natale alle famiglie dei loro amici. Tornai a casa con una bella mancia, tante monete.

Il mio motto.

è assegnato a Pulcinella: dove c’è una catastrofe c’è sempre una via di uscita.

Il dono di natura che vorrei avere 

L’orecchio assoluto.

La voglia di socializzare

Qui Intervista a Matteo Groppo. Nato a Bolzano nel 1978, è fotografo professionista da circa quindici anni. Dopo la scuola superiore si è trasferito a Bologna e successivamente a Torino, dove ha avuto un incontro che lo ha spinto a iniziare a lavorare per la televisione austriaca “ORF”. Passati cinque anni ha deciso dedicarsi alla fotografia. Ha all’attivo tre mostre a livello nazionale, di cui due fisse, a Lisbona e a Ginevra. è stato premiato nel 2020 tra i primi cinquanta fotografi per il “Sony photography awards”.

La cosa di me che mi piace di più… 

La voglia ed il bisogno di socializzare.

Il mio momento più felice…

Ovviamente è stato quando quasi nove anni fa è nata mia figlia Matilde.

Da bambino sognavo di diventare… 

Un musicista affermato e un campione di basket (…)

Il capriccio che non mi sono mai tolto. 

Purtroppo è il tabagismo.

Il luogo dove vorrei vivere.

Dopo essere vissuto quarant’anni tra le montagne, vorrei stare al mare. Probabilmente mi piacerebbe Vieste.

Il mio piatto preferito.

Sicuramente lo spiegeleier mit speck.

Non sopporto… 

Quando le persone generalizzano su questioni sociali. Ad esempio sui migranti.

Per un giorno vorrei essere…

Spensierato come lo ero da ragazzino.

Tre aggettivi per definirmi. 

Basso, pelato e creativo.

Il mio film preferito.

“I sogni segreti di Walter Mitty”.

Il mio attore preferito.

Alessandro Gassman, sia in teatro che al cinema, ma ne amo tanti soprattutto nella cricca di attori di Salvatores.

Il superpotere che vorrei avere.

La pazienza, e far passare il dolore alle persone a me care.

Il mio sogno ricorrente.

Un incubo: l’esame di maturità. Ne avevo una paura terribile e lo sogno ancora spesso, dopo venticinque anni

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo? 

Di Bolzano apprezzo la facilità di uscire dalla città per trovarmi in posti meravigliosi. C’è l’ imbarazzo della scelta qui!!

Amo il mio lavoro perché… 

Mi permette di rapportarmi con persone eterogeneamente differenti e mi fa scoprire cose che non conosco. Lasciamo però perdere la cronaca nera però, eh!!!

Le persone che ammiro di più sono… 

Sicuramente mia madre e mia moglie, che riescono a supportarmi praticamente sempre.

Le piadine al kamut

Qui Intervista a Francesca Olivetti. E’ nata in marzo nel 1975 a Bolzano. Ha iniziato a muovere i suoi primi passi a Telenuovo Tg Padova, durante il periodo universitario. è giornalista professionista dal 2009 e direttore di Alto Adige Tv dal 2013. Dicono di lei che affronta la vita in maniera naïf, perché va incontro a tutte le situazioni e anche quelle più difficili con il sorriso, ma in realtà è molto sensibile. Ama fare sport, suonare il pianoforte ed essere sempre circondata da persone positive.

La cosa di me che mi piace di più di me.

L’onestà intellettuale.

Il mio principale difetto.

Sono stacanovista sul lavoro.

Il mio momento più felice.

In realtà tutti i giorni… se vanno per il verso giusto.

Da bambina sognavo di diventare…

Giornalista… e con l’impegno e la determinazione il sogno è diventato realtà.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Un viaggio coast tu coast in America con le amiche dell’Università.

La mia occupazione preferita.

Ascoltare tutti.

Non sopporto…

Chi tropopo parla e poco fa.

Nel mio frigorifero non mancano mai…

Le piadine al Kamut.

Sono stata orgogliosa di me stessa quella volta che…

Sono riuscita ad intervistare il Presidente  della Repubblica Giorgio Napolitano.

L’ultima volta che ho perso la calma.

Che ore sono?

Tre aggettivi per definirmi.

Solare, corretta e ottimista.

Il mio attore preferito.

Al Pacino.

Cosa apprezzo di più del luogo in cui vivo?

L’attenzione, la cura e la tutela del paesaggio.

La persona che ammiro di più.

Mia mamma, per la sua forza, passione, determinazione ed integrità morale.

L’ultima volta che ho pianto.

In un letto d’ospedale mentre tenevo la mano a mio papà che se ne stava andando lentamente.

Il mio motto.

La vita è una ruota che gira, sempre.

L’oggetto a cui sono più legata.

Il mio pianoforte.

Le scarpe colorate

QuiIntervista a Ermanno Filippi. Ha studiato storia e ha lavorato all’Archivio Storico della Città di Bolzano prima di passare, ormai molti anni fa, alle Biblioteche. Legge soprattutto saggi storici o di ricerca sociale, ma anche romanzi. è appassionato di arte e ama molto viaggiare per coltivare questo interesse. La sua grande passione però è sempre stata ed è tuttora la montagna, che frequenta in tutte le stagioni, soprattutto arrampicando e con gli sci. Ha la fortuna di poter condividere queste passioni con sua moglie e spesso anche con i suoi figli.

La cosa di me che mi piace di più.

La curiosità.

Il mio principale difetto.

L’incostanza.

Il mio momento più felice.  

Tanti, quasi tutti, in montagna.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Salire il Cerro Torre.

Il luogo in cui vorrei vivere.

Piazza Navona, a Roma.

Il mio piatto preferito.

Lo “smacafam” di mia mamma.

Non sopporto…

Perdere tempo.

Per un giorno vorrei essere…

Heinrich Schliemann.

Dove mi vedo fra 10 anni.

In viaggio.

L’ultima volta in cui ho perso la calma.

Ieri.

Tre aggettivi per definirmi.

Razionale, sportivo, presuntuoso.

La prima cosa che faccio al mattino.

Metto gli occhiali.

Il mio film preferito.

Barry Lyndon.

Il mio attore preferito.

Robert De Niro.

Amo il mio lavoro perché…

Lavorare in una biblioteca è un privilegio.

La persona che ammiro di più.

Marc Bloch.

Il mio motto.

Marche ou crève.

La massima stravaganza della mia vita.  

Un paio di scarpe colorate, sono un tipo noioso…

Da bambino sognavo di diventare… 

Un alpinista.

Se fossi un animale sarei…

Un camoscio.

Il mio colore preferito. 

Il verde.

Il mio primo ricordo.

Per funghi con mio padre, nei boschi della Val di Sole.

Alè sempre avanti

Qui Intervista a Toni Serafini. Nato nel 1953, ha iniziato la sua attività politica nel 1969 alle scuole superiori (diplomato Geometra) con la Gioventù Socialista. Iscritto al sindacato UIL dal 1974, dal marzo 1981 ad ottobre 1985 ha lavorato a Roma, come funzionario Sindacale alla FeNEAL UIL Nazionale (costruzioni). Da luglio 1989 a giugno 2000 è stato assessore comunale all’Urbanistica del Comune di Bolzano. Dal 2006 al 2022 è stato Segretario Generale UIL-SGK Alto Adige Südtirol.

La cosa di me che mi piace di più.  

La determinazione. 

Il mio momento più felice.

Il giorno del matrimonio.

Da bambino sognavo di diventare…

Sindacalista, avevo come esempio mio padre socialista e delegato della CGIL.

Il luogo dove vorrei vivere.

Mi trovo benissimo a vivere nella “mia” città, Bolzano, che amo.

Il mio piatto preferito.

Bucatini all’amatriciana, che cucino anche molto volentieri.

Non sopporto…

L’ipocrisia e l’arroganza.

Ne mio frigorifero non manca mai…

Una bottiglia di un buon vino bianco.

Se fossi un animale sarei…

Un orso.

La prima cosa che faccio al mattino.

Uscire sul balcone e respirare a pieni polmoni. 

Il mio film preferito.

Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah.

Il mio attore preferito.

Pierfrancesco Favino.

Il superpotere che vorrei avere.

Sono pragmatico, non credo ai superpoteri.

Il mio ultimo acquisto.

Il libro di Vincenzo Visco, La guerra delle tasse

Cosa apprezzo di più del luogo dove vivo?

Le ciclabili, le passeggiate e le montagne.

La persona che ho ammirato di più.

Riccardo Lombardi, un grande dirigente socialista.

L’ultima volta che ho pianto.

Al funerale di un amico.

Il mio motto.

Alè, sempre avanti.

Il mio colore preferito.

Il blu.

Il mio primo ricordo.

La mia nonna materna Margherita.

Com’è la vita in pensione?

Cucino, leggo, ascolto musica (cantante preferito Paolo Conte e classica),  cammino (in città ed in montagna), vado in bicicletta e collaboro con la UIL Pensionati. Insomma pensionato si, ma attivo.

Viaggiare nel tempo…

Nata a Bergamo ma a Bolzano da 20 anni, Gaia Carroli è la Direttrice del Teatro Cristallo di Bolzano. Laureata in Beni Culturali con una tesi in Storia della Fotografia, è madre di tre figli, appassionata tennista, ama leggere, viaggiare, fare cappellini di lana, lavorare la ceramica e guardare vecchi film. Viene spesso avvistata in città mentre cammina ascoltando musica con le cuffiette sempre con il sorriso sulle labbra.

La cosa che più mi piace di me.

La capacità di sapermi rialzare dopo una caduta.

Il mio principale difetto.

Sono “abbastanza” disordinata.

Il mio momento più felice.

La nascita dei miei figli.

Da bambina sognavo di diventare…

Una cantante pop, sogno che ancora coltivo sotto la doccia e mentre cucino.

Il capriccio che non mi sono mai tolta.

Da appassionata tennista, andare a vedere un torneo del Grande Slam.

Il luogo dove vorrei vivere.

Non importa dove, purché al caldo e con vista mare.

Il mio piatto preferito

Spaghetti alle vongole.

Non sopporto…

L’arroganza.

Per un giorno vorrei essere…

Audrey Hepburn in Vespa con Gregory Peck in “Vacanze romane”.

Nel mio frigo non manca mai…

Una bottiglia di prosecco bello fresco.

Tre aggettivi per definirmi.

Solare, romantica, ironica.

La prima cosa che faccio al mattino.

Il caffè, rigorosamente con la moka.

Il mio film preferito.

“Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci.

Il superpotere che vorrei avere.

Poter viaggiare nel tempo.

Il mio ultimo acquisto.

Una racchetta da tennis.

Amo il mio lavoro perché…

Perchè lavorare in teatro significa vivere mille vite diverse, che iniziano ogni sera quando si apre il sipario.

La persona che ammiro di più.

La mia nonna paterna, che mi ha insegnato a sorridere sempre alla vita.

L’ultima volta che ho pianto.

L’altra sera, guardando il finale di un vecchio film francese.

Il mio motto.

Da brava bergamasca, non può essere che “mola mia”, che nel mio dialetto significa grossomodo “stay strong”.

L’oggetto a cui sono più legata.

Un libro che non smette mai di insegnarmi cose, “Domani nella battaglia pensa a me” di Javier Marias. 

Se fossi un animale sarei…

Una farfalla colorata.

Autore: tam

Una soprano di successo

Qui Intervista a Martina Bortolotti von Haderburg. Dopo gli studi al Conservatorio di Milano, all’Accademia della Scala e ancora all’Università di musica e spettacolo di Monaco di Baviera, la soprano Martina Bortolotti von Haderburg, nata a Bolzano e ora residente a Salorno, ha iniziato la propria attività esibendosi anche con direttori del calibro di Riccardo Muti e registi come Franco Zeffirelli. Per lo più presta il proprio canto in opere e operette tedesche ed italiane.  A breve sarà pure impegnata in una tournée a Seul.

La cosa che più mi piace di me. 

L’energia.

Il mio principale difetto.

La curiosità.

Il mio momento più felice. 

Con la famiglia, con la natura e con la musica.

Le persone che ammiro di più.

I miei genitori.

Un libro sull’isola deserta.

Un manuale di sopravvivenza oltre a fogli bianchi e una penna, per scrivere il mio primo libro.

La mia occupazione preferita.

Cantare.

Il paese dove vorrei vivere.

Il mio.

Il mio piatto preferito.

La pizza.

Non sopporto.

La violenza.

Per un giorno vorrei essere… 

Un uomo.

La mia paura maggiore. 

La guerra.

Nel mio frigo non mancano…

Frutta e verdura.

Se fossi un animale sarei…

Una balena.

Mi sento orgogliosa…

Quando faccio bene il mio lavoro.

Il mio motto. 

Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo.

Il capriccio che non mi sono mai tolta. 

Un viaggio nello spazio.

Il giocattolo che ho amato di più.

Il mio Teddybär.

I miei poeti preferiti.

Rilke, Quasimodo, Verlaine, Merini, Wilde.

I miei pittori preferiti.

Amadeus Bortolotti, Leonardo da Vinci, Schiele, Chagall.

Il dono di natura che vorrei avere. 

Mi accontento di quelli che ho e cerco di curarli.

Dico bugie solo…

Sotto tortura.

Dove mi vedo fra dieci anni.

Spero di esserci e di stare in salute.

I colori che preferisco.

Rosso, blu e oro.

L’ultima volta che ho perso la calma.

La perdo quando sono stanca o affamata.

Da bambina sognavo…

Lo spazio e la luce.

Autore: Daniele Bebber