La toponomastica è da decenni uno dei temi più controversi nella nostra provincia. A ben guardare, non ci sarebbe nessun motivo per tanto fervore poiché la gran parte dei toponimi locali neppure ci appartiene. Moltissimi derivano da lingue estinte e popoli scomparsi da secoli o addirittura millenni e ci sono ignoti i loro reali significati. Per rimanere nell’ambito dei fiumi, di cui ci occupiamo in questa sede, i cui nomi sono i più antichi in assoluto e spesso risalgono addirittura a un’epoca preindoeuropea, chi conosce il significato dei nomi dei maggiori corsi d’acqua che attraversano le nostre valli come Adige, Isarco, Rienza, Talvera, Passirio?
L’Adige è il fiume più importante dell’Alto Adige. Strabone, storico e geografo greco vissuto all’epoca di Cristo, lo chiamava Athesinos e credeva che sorgesse da un non meglio precisato lago alpino-appenninico (le Alpi rimasero terra sconosciuta fino all’epoca augustea) e sfociasse, dopo aver accolto le acque dell’Ategis (Isarco), nel mare Adriatico. È singolare la somiglianza del nome dei due fiumi che si incontrano tra Bolzano e Laives.
In realtà non è l’Athesinos, fino al punto di confluenza il meno lungo, ad accogliere l’Ategis, ma il contrario: ragion per cui diversi autori ritengono che in origine il corso d’acqua che oggi attraversa la Bassa Atesina si chiamasse Isarco e solo in un secondo momento il nome del fiume, che probabilmente in terra veneta portava un altro nome, divenne quello di Athesinos per tutta la sua lunghezza.
L’etimologia esatta dei due nomi non è chiara, anche se alla loro base troviamo la radice proto-indogermanica “adro-“, corso d’acqua, acqua corrente. La forma tedesca del nome risale all’alto medioevo e deriva dalla zona di Bolzano e non dalla Bassa Atesina, dove la lingua parlata era ancora quella romanza. La lettera A si trasformò in E e divenne Etisa, poi mutata in Etse, Etsche e infine Etsch.
In Bassa Atesina rimase invece a lungo presente la forma Adesch, tuttora in uso nelle valli ladine con Ladesch per definire sia l’Adige che l’Isarco. Ancora oggi la parlata trentina della Bassa Atesina conosce e utilizza prevalentemente questo nome.
Il nome tedesco Etisa, sorto con la colonizzazione bavara della zona di Bolzano, è documentato in Bassa Atesina a partire dal XII secolo, quando la lingua romanza arretra fortemente e con l’arrivo dei coloni germanofoni va a sparire del tutto.
Singolare è anche il fatto che l’Adige non diede subito il nome alla valle che attraversa, come invece è il caso dell’Inn in Tirolo. Non si parla di Val d’Adige / Etschtal prima del XVIII secolo. La parte superiore della valle dell’Adige porta da sempre il nome di Vallis Venusta, dal popolo retico che la abitava.
Dall’XI secolo appare anche il nome tedesco di Finsgowe, poi Vinschew, Vintscheu, Vintschga e Vintschgau. Da Merano in giù la valle era denominata Vallis Tridentina fino al XII secolo. Anche i Tridentini erano un popolo retico insediato probabilmente in parte di questo territorio e fino a Trento. Persa la memoria dei vecchi Tridentini, la valle dell’Adige iniziò lentamente a ricordarsi del proprio fiume. Non comparve tuttavia la definizione valle / Tal come la conosciamo oggi ma la forma Longum Athesis, che si potrebbe tradurre come “Lungo-Adige” o terra lungo l’Adige. Qualche documento riporta anche la forma Longiatesis teotonicum, Lungadige tedesco, oppure terra Athesis e circa o apud Athesim.
Il termine Unterland è inizialmente riferito alla zona tra Merano e Terlano. Soltanto a partire dal XIX secolo viene assegnata al territorio a sud di Bolzano, che dal XVI secolo veniva definito “Oberes und Unteres Etschviertel”, quartiere all’Adige di sopra e di sotto.
L’Ategis di Strabone, ovvero l’Isargus / Isarcus romano, da cui prese il nome il popolo degli Isarci, che con i Tridentini si dividevano il territorio dell’odierna Bassa Atesina, prende probabilmente il suo nome dalla radice “is-“ come i fiumi Isar, Isere e Ister, il cui significato dovrebbe essere quello di acqua rapida, tumultuosa. In tedesco il latino Isarcus divenne, dopo il XII secolo, Ysages, Ysac e Isach, poi dopo il XIII secolo Eysach e finalmente Eisack.
Autore: Reinhard Christanell