Una casa di quartiere per ridare vita alla comunità

Kae Sordi, coordinatrice del progetto di sviluppo di comunità di Maso della Pieve di OfficineVispa, riflette sulle problematiche attuali del rione in cui lavora e racconta le iniziative prese dalla cooperativa sociale per affrontarle.

Qual è la tua professione? 

Lavoro in OfficineVispa da dieci anni, coordino la casa di quartiere che offre un servizio di sviluppo di comunità. Seguo inoltre il progetto Liscià: donne che raccontano donne supportato dall’Ufficio Pari Opportunità della Provincia Autonoma di Bolzano e dall’Ufficio famiglie, donne e gioventù del Comune di Bolzano in cui vengono affrontate tematiche di genere. Oltre a questo mi occupo di orto terapia da libera professionista.

Quali sono le principali problematiche del rione Maso della Pieve? 

Le principali problematicità sono la mancanza di spazi pubblici per la socialità, come lo possono essere una piazza o un parco giochi, e dei punti di riferimento per giovani e famiglie come un consultorio. Oltrisarco è l’unico quartiere senza un consultorio familiare e ciò crea problemi a un nucleo familiare o a una persona giovane che vuole fare una visita gratuita o chiedere un aiuto. A questo si aggiunge la mancanza di un centro giovani nel rione. Su Oltrisarco abbiamo L’Orizzonte, su Aslago abbiamo il Bunker e la zona di Maso invece rimane scoperta. 

Queste problematiche come vengono affrontate ad oggi?

Diversi partiti hanno mostrato interesse e hanno iniziato a riflettere su questi problemi e sulle loro eventuali soluzioni. Penso che anche questa intervista possa essere uno spunto di riflessione per la nuova amministrazione che si è già dimostrata interessata ad aprire un dialogo e a riflettere su questi temi.

La comunità, invece, come le affronta? 

Le persone si spostano; le giovani famiglie, di solito, scelgono i parchi gioco di San Giacomo che sono i più vicini. Nel caso dei consultori ci si sposta in altri quartieri della città. I giovani, non avendo luoghi di socializzazione nel rione, prediligono spazi commerciali come il Twenty come luogo di ritrovo.

La casa di quartiere che cos’è? E come funziona? 

È un luogo dove le persone possono avvicinarsi per partecipare alle attività che proponiamo o per proporne a loro volta. Le attività sono principalmente di socializzazione e partecipazione attiva della cittadinanza e hanno come obiettivo primario la costruzione di un welfare. La casa vuole essere uno spazio della comunità per la comunità.

Quali sono i valori alla base delle vostre attività? 

La partecipazione diretta e l’accessibilità. Vogliamo che gli spazi siano accessibili economicamente e liberi da discriminazioni, e il lavoro comunitario si svolge sui beni comuni. 

Quali sono le attività principali che proporrete quest’anno? Come ci si può iscrivere?

Abbiamo uno spazio per genitori con figli adolescenti con una psicoterapeuta e un formatore, che offre supporto alla genitorialità. Abbiamo in partenza anche corsi di cucito, meditazione, ballo di gruppo e tanti altri come, ad esempio, uno spazio per bambini e adolescenti in cui, incentrandosi sul gioco, si accompagnano i partecipanti in un percorso di aumento dell’autostima.

Le informazioni per iscriversi si possono trovare su Instagram sul profilo @vivimasodellapieve

Autrice: Anna Michelazzi

Storia illustrata di Malala Yousafzai

Anna Forlati, illustratrice e docente di illustrazione, parla del libro per bambini scritto da Fulvia Degl’Innocenti e illustrato da lei in cui viene raccontata la storia di Malala Yousafzai. Il libro sarà presentato a Bolzano il 12 ottobre alle 11 presso la Nuova Libreria Cappelli.

Com’è nata la collaborazione con Degl’innocenti per il libro Io sono Adila? 

Questo è uno dei primissimi libri che ho realizzato. Fulvia ha proposto all’editrice Settenove, attenta alle questioni di genere, il libro in questione e la casa editrice ha contattato me per illustrarlo.

Perché avete individuato Malala Yousafzai come figura da raccontare?

In quel momento la figura di Malala era molto presente perchè aveva da poco vinto il Nobel; fortunatamente, nonostante gli anni, è rimasta un punto di riferimento per la questione di genere nel Medio Oriente. Inoltre per veicolare certe idee e problematiche non semplici ai bambini, alle scuole e ai genitori, a volte è più facile farlo attraverso figure già conosciute e Malala era perfetta.

Perché è stato scelto di raccontare Malala attraverso la vita di Adila? 

Non essendo l’autrice dò una mia interpretazione: credo che il fatto di vedere l’effetto sulla vita di qualcuno invece che raccontare la sua storia direttamente sia più interessante. Raccontare la vita di una bambina comune, normale e di come questa vita e coscienza siano state influenzate dalla figura di Malala crea un gioco di specchi utile a far immedesimare di più piuttosto che raccontare un personaggio facendolo rimanere lontano dalla nostra quotidianità.

La storia raccontata ha influenzato lo stile che hai scelto per illustrare il libro?

Io sono un’illustratrice che cambia spesso stile a secondo della storia. Nonostante una linea comune che si può notare nelle mie illustrazioni cambio stile e tecnica spesso. “Io sono Adila” ha una sua particolarità rispetto ad altri libri. Per questo ho cercato uno stile con forme semplici e una geometria più semplice, utilizzando anche sproporzioni e linee più pulite. Mi sembrava adatto a un pubblico di bambini più piccoli.

Perché un libro illustrato per bambini? 

Il libro è stato pensato per un pubblico di bambini di età prescolare e scolare. I bambini di questa età sono estremamente ricettivi e riescono a recepire anche problematiche che possono sembrare complesse. Trovo molto valida l’idea che si parli di questi temi a bambini piccoli, perché sono in grado capire quali sono temi forti e capirne il problema; a me sembra che sia quasi più l’adulto ad avere problemi a veicolare determinate tematiche piuttosto che il bambino a comprenderle. Sono assolutamente a favore di questo tipo di operazioni e penso che sia importante per i bambini sapere che ci sono questi problemi di genere.

Quali saranno i prossimi eventi in cui sarai o sarete presenti a presentare il libro?

Il libro è stato pubblicato nel 2015 e l’editoria ha una sindrome del consumo immediato per cui non vengono programmati eventi a distanza di troppi anni, ma so che, fortunatamente, ogni tanto questo libro rispunta e torna fuori anche nelle vetrine delle libri e in qualche evento. Il 12 ottobre avrò modo di parlarne.

Autrice: Anna Michelazzi

(Beep!) Ci stanno prendendo per il (beep)!

C’era da aspettarselo, qualunque fosse il suo contenuto, una fiction ambientata in Alto Adige, soprattutto nel capoluogo, non poteva che destare critiche: critiche per i contenuti, per le gli svarioni della sceneggiatura, per l’immagine che ne esce di Bolzano. L’importante è che tutti possano dire la loro a proposito, a costo di uscirsene con svarioni ancor più grossolani di quelli inseriti nei dialoghi dello sceneggiato “Brennero”, trasmesso in queste settimane da Raiuno.

Inutile dire che i protagonisti di questi commenti provengono quasi tutti dal mondo politico, sembra che nessun cronista si sia preso la briga di andare ad ascoltare – badate bene, ascoltare, non sentire – cosa ne pensa la gente comune, chi si guarda una fiction per il puro piacere di guardarla, di apprezzarne le qualità o disprezzarne i difetti, ma dal punto di vista dell’esserne fuitore/fruitrice e non per cercarne ad ogni costo i punti deboli o le castronerie.

Beninteso, le castronerie non mancano, e sono anche gravi: a partire da quell’inspiegabile (e ripetuta) convinzione che in Alto Adige sia vietato l’uso della lingua tedesca, come se fossimo ancora nel triste ventennio fascista, fino all’incomprensibile capo dei pompieri di origine cosentina che di cognome fa Pedrotti!

Certo, si sa, gli sceneggiatori di fiction vengono pagati un tanto al chilo, ma un po’ di umiltà non guasterebbe, perché non fare rileggere i testi a qualcuno del luogo, giusto per evitare scivoloni del genere.

Del resto, come possiamo pensare di voler insegnare agli altri abitanti della penisola come funziona la nostra regione se siamo noi altoatesini a non sapere ancora bene chi siamo, ad avere la memoria corta sulla storia, recente o meno. La memoria è un cliente scomodo, ma non per questo va trascurato: i bolzanini di lingua tedesca tendevano a dar colpa ai fascisti (e agli italiani in generale) per il fatto di essere stati soggetti all’occupazione nazista tra il 1943 ed il 1945, dimenticando che se fossero rimasti austriaci nel 1918, sarebbero stati nazisti già nel 1938. Per non dire di un recente vicesindaco del capoluogo che dichiarò di preferir festeggiare l’8 settembre (più o meno la data in cui arrivarono i nazisti) piuttosto che il 25 aprile! Per altro non si può non notare come alcuni personaggi di lingua tedesca della fiction abbiano un aspetto da nazisti, tipo la poliziotta Lena Pilcher e il procuratore capo in pensione Gerhard Kofler (ahimè, omonimo del grande poeta bolzanino).

Tornando alla nostra fiction, è apprezzabile come si lasci guardare senza far venire sonno (un bel risultato vista la presenza di un attore sonnolento e dalle scarse doti come Matteo Martari). A chi si lamenta del fatto che l’immagine che ne esce sia di una Bolzano oscura e cupa diremo che così sono un po’ tutte le città del nord che diventano teatro di fiction televisiva (la Milano de “Il clandestino”, la Trieste de “La porta rossa” e Aosta nelle indagini di Rocco Schiavone, ma lì ci sono un attore superlativo e un autore notevole ad elevarne la qualità). Certo le fiction ambientate al Sud quanto a solarità hanno altre chance, anche quando sono tratte da romanzi meno di cassetta rispetto a quelli di Camilleri. A chi ravvisa similitudini tra il killer che uccide solo persone di lingua tedesca e il Florian Gamper faremo solo notare che la perizia psichiatrica sul mostro di Merano diceva che le sue vittime erano persone a cui lui invidiava la felicità, senza implicazioni etniche.

Se comunque qualcuno deve essere additato per le cose che non vanno nella fiction, questo qualcuno è la Film Commission altoatesina che concede allegramente i soldi pubblici senza verificare effettivamente cosa sta sovvenzionando. Non basta difendersi dicendo che il copione lo aveva letto anche la commissione della ripartizione culturale italiana della provincia, troppo comodo. Biasimo comunque anche alla commissione cultura se così fosse.

D’altra parte, proprio quella Film Commission, nel 2013 aveva finanziato “La migliore offerta”, pluripremiata pellicola diretta da Tornatore: ma tutto il film era girato in un magazzino della Bassa Atesina, l’unica ripresa esterna, l’ultima, era stata fatta in Veneto. Il ritorno d’immagine dov’era allora?

La risposta è una sola, ci hanno preso, e continueranno a prenderci per il beep(*).

(*) l’autore lascia ai singoli lettori l’onere di sostituire il beep con  la parola che più ritengono calzante.

Autore: Paolo Crazy Carnevale

Onestà e impulsività


Avrebbe voluto fare il medico ma alla fine si è laureato in scienze politiche e si è dato al giornalismo. In Rai ha ricoperto ruoli al massimo livello, sia sul piano giornalistico che gestionale. Vagabondo e irrequieto, dagli amici è stato definito “l‘uomo più pendolare del mondo“. Divenuto vedovo troppo presto ha poi sposato Elena, piena di vita e di futuro. Vive con lei e la sua Beatrice tra Salò e Ortisei.

La cosa di me che mi piace di più.

Il continuo tentativo di essere  – il più possibile – intellettualmente onesto. E magari non solo intellettualmente.

Il mio principale difetto.

L’impulsività. Anzi no: prendere decisioni senza valutarne le conseguenze a medio-lungo termine. Scusate sono stato impulsivo.

Il capriccio che non mi sono mai tolto.

Devo essere onesto. Me ne sono tolti tanti e non posso proprio lamentarmi. Certo ci sono sempre altri capricci che vorresti toglierti, ma sarebbe davvero un capriccio di troppo.

Il luogo dove vorrei vivere.

La Sardegna. È un vero luogo del cuore. L’unico dove mi sento quasi sempre in pace con me stesso e dove ho vissuto e vivo momenti di grande intensità con gli amici e le persone care e carissime. Anche con chi non c’è più.

Non sopporto…

Arroganti, intolleranti, violenti, superbi senza averne titolo, tirchi, piccoli ras. È scontato ? Ma è così. 

Per un giorno vorrei essere…

Il capo dell’opposizione. Per tentare di spiegare alla medesima che per fare opposizione concreta occorre conoscere il Paese e le sue trasformazioni, abbandonando posizioni arcaiche e ideologiche e piccole ambizioni personali.

Sono stato orgoglioso di me stesso quella volta che…

Quella volta che ho portato allo scoperto e denunciato un affaraccio sporco, da parecchi denari, nella Azienda dove ho lavorato tutta la vita. Ha funzionato, ma poi – sia chiaro – me l’hanno fatta pagare. E tanto. Ma va bene così. 

Tre aggettivi per definirmi.

Curioso, disponibile, presuntuosetto. La nostra Bea, 14 anni, mi definisce “sapientino”.

L’errore che non rifarei.

Dimettermi dalla direzione del Telegiornale. Anzi “dei telegiornali”. Ne dirigevo due contemporaneamente. Alla base c’erano concrete ragioni familiari, ma, ancora una volta, sono stato troppo impulsivo. 

La persona che ammiro di più.

Senza retorica: mio padre Arturo Chiodi, grande giornalista, partigiano cattolico, “uomo libero e coerente” come lo ha definito qualche tempo fa il Presidente Mattarella. 

Bolzano su due ruote

Anche quest’anno nel capoluogo altoatesino è tornata Bolzano in Bici, giunta alla sua ventottesima edizione, che ha visto trasformare la città in una grande pista ciclabile, in cui adulti, piccini e famiglie hanno girato su due ruote in mezzo alle strade, senza correre nessun pericolo. Le foto che vedete sono state scattate da Niccolò Dametto.

Pasta e fagioli

Ingredienti

800 g fagioli borlotti freschi (peso comprensivo di baccello, altrimenti 400 g sgranati)
150 g pomodori (3-4 pomodori rossi piccoli)
150 g pasta corta
35 g olio extravergine d’oliva
7 g aglio (circa 3 spicchi)
q.b. rosmarino
q.b. sale
q.b. pepe
q.b. peperoncino

Ingredienti per lessare i fagioli:
1 costa sedano
1 carota
1 cipolla
1 rametto rosmarino
q.b. salvia (un paio di foglie)
2 spicchi aglio

Preparazione

Una volta Lessati i fagioli potete procedere subito a fare la minestra, oppure prepararla in un secondo tempo. In quest’ultimo caso conservate in frigorifero in un contenitore chiuso i fagioli con tutto il loro brodo, verdure incluse.

Come lessare i fagioli freschi
Sgranare e lavare i fagioli. Pulire la costa di sedano, la carota e la cipolla. Sbucciare gli spicchi di aglio. Mettere l’acqua fredda nella pentola: circa 1,2 l se usate la pentola a pressione, 1,5 l altrimenti. Unire i fagioli e le verdure preparate. Aggiungere il rametto di rosmarino e la salvia (non aggiungere il sale). Mettere sul fuoco, inizialmente a fiamma alta.
Appena inizia a bollire, abbassate subito il fuoco e lasciate cuocere: se usate la pentola a pressione chiudete e dal momento in cui inizierà il fischio forte abbassate la fiamma al minimo e lasciate cuocere per 15 min. Al termine spegnete e scaricate il vapore e salate leggermente. Se usate una pentola normale: Abbassate la fiamma al minimo e lasciate cuocere i fagioli coperti per 40 min. Al termine dovranno risultare molto teneri. Assaggiate e, se necessario, prolungate la cottura ancora di qualche minuto. Alla fine salate leggermente.
Come preparare la pasta e fagioli
Il brodo con i fagioli dovrà sobbollire mentre preparate la base della minestra.
Pulite gli spicchi d’aglio. Dividete a metà i pomodorini. Ponete la padella sul fuoco molto basso con l’olio, l’aglio ed eventualmente il peperoncino. Non appena l’aglio comincerà ad imbiondire unite i pomodori con la parte tagliata rivolta verso il basso. Cuoceteli per 3 o 4 min a fuoco vivace schiacciandoli in modo da fare insaporire bene la polpa.
Unite qualche ciuffo di rosmarino fresco. Aggiungete tutte le verdure del brodo ed un paio di mestoli di fagioli con il loro brodo. Schiacciate tutto con una forchetta e lasciate cuocere a fuoco vivace, girando spesso.
Lasciate cuocere fino a che il composto non si sarà addensato ed insaporito.
Passate il composto addensato con il passaverdure, direttamente dentro la pentola contenente la zuppa di fagioli in ebollizione. Lasciate cuocere senza coperchio a fuoco vivace per 5 min, girando spesso.
Aggiungete la pasta e cuocetela al dente, sempre girando spesso.
Infine assaggiate e regolate il sale.
Servite la pasta con i fagioli freschi tiepida, eventualmente con una spolverata di pepe e un filo di olio.

Conservazione
Si conserva bene in frigorifero in un contenitore coperto, possibilmente di vetro. Si riscalda sul fornello o nel microonde. Nel riscaldarla aggiungete eventualmente un poco di acqua se risultasse troppo densa. Se desiderate surgelarla, vi consiglio di farlo possibilmente partendo dalla zuppa di fagioli, cioè prima di aggiungere la pasta.

Beato Arrigo

A collegare via Weggenstein con via Sant’Antonio vi è via Beato Arrigo; si tratta del beato Enrico da Bolzano. Nato a Bolzano nel 1250 da genitori poveri, Enrico dovette ben presto guadagnarsi da vivere come operaio a giornata, ma, pur essendo analfabeta, partecipò con devozione alle funzioni religiose. Sposato e con un figlio di nome Lorenzo, a circa 30 anni, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma con la moglie e il figlio, si trasferì a Biancade (Treviso);  morta la moglie si stabilì a Treviso dove continuò a condurre una vita di umile lavoro, come bracciante,  e a partecipare a varie celebrazioni liturgiche. Quando a causa dell’età avanzata non poté più lavorare, condusse una vita di penitenza, chiedendo l’elemosina, mendicando non tanto per sé quanto per i poveri della città. Recitava il Rosario in qualche angolo della chiesa e se la chiesa era chiusa pregava in ginocchio davanti al portale. Morto in fama di santità il 10 giugno 1315, grande fu la partecipazione di popolo alle sue esequie, durante le quali, si narra, un paralitico improvvisamente guarì. Fu sepolto nel Duomo di Treviso e da allora ci fu un grande afflusso di pellegrini. Beatificato il 29 luglio 1750, nel 1759 sue reliquie (due costole) furono solennemente traslate, con grande partecipazione di fedeli, nella chiesa parrocchiale di Bolzano, da allora conservate nella cappella di Loreto in un prezioso scrigno ed esposte alla pubblica venerazione. Arrigo divenne presto popolare in tutta l’Italia del Nord. Il beato Enrico da Bolzano, patrono di Bolzano, la cui ricorrenza si celebra il 10 giugno, è considerato protettore dei boscaioli. Al beato Enrico di Bolzano è intitolata una parrocchia della diocesi di Bolzano-Bressanone; si tratta della parrocchia Beato Enrico da Bolzano di La Costa/Seit (frazione di Laives); divenuta parrocchia nel 1986, dopo esser stata espositura dal 1859, curazia dal 1948, fa parte del Decanato di Laives, istituito nel 1993.

Autore: Leone Sticcotti

“Intimità sociale”: la stagione 2024/25 del Teatro Stabile di Bolzano

Inserzione pubblicitaria – Amanda Sandrelli, Paolo Fresu, Gigio Alberti, Toni Servillo, Caterina Guzzanti, Serena Sinigaglia, Stefano Massini. Sono solo alcuni tra i protagonisti della nuova Stagione del Teatro Stabile (TSB) per il pubblico meranese e della Val Venosta.

TSB dedica al pubblico meranese e della Val Venosta un cartellone composto da 11 spettacoli, nonostante l’indisponibilità del Teatro Puccini fino ai primi mesi del 2025 a causa dei lavori di rinnovo. “Intimità Sociale” è lo slogan di questa nuova stagione che ribadisce il ruolo fondamentale svolto dal teatro nella società e conferma come Merano sia uno snodo rilevante nella programmazione teatrale regionale.
Toni Servillo, Caterina Guzzanti, Gigio Alberti, Serena Sinigaglia e Paolo Fresu sono solo alcuni dei protagonisti del cartellone. La prima parte, da ottobre a dicembre 2024, è composta 4 spettacoli in visione al Comunale di Bolzano mentre la seconda, a partire da fine gennaio 2025, da 7 pièce ospitate nel nuovo Puccini. Qualora a fine gennaio i lavori al Teatro Puccini non fossero terminati, il TSB si impegna a far allestire gli spettacoli previsti in un’altra sede meranese. Solo uno spettacolo, tra quelli in visione a Bolzano, è a data fissa con servizio pullman riservato agli abbonati, mentre gli altri appuntamenti bolzanini sono liberamente prenotabili nei turni e nei giorni preferiti (giovedì h. 20.30; ven. e sab. h. 19; dom. h. 16) via telefono 0471 053800 o whatsapp 366 6311044.
Ad aprire la stagione dal 2 al 6 ottobre è l’anteprima di “Mein Kampf”, il nuovo spettacolo di Stefano Massini. A 100 anni dall’uscita del testo maledetto Massini, guarda in faccia, senza remore, il delirio hitleriano perché la conoscenza impedisca il ripetersi della Storia.
Agli abbonati di Merano è dedicata l’anteprima di “kind of Miles”, il nuovo spettacolo di e con Paolo Fresu, mercoledì 23 ottobre alle ore 19 al Comunale di Bolzano raggiungibile con il servizio pullman gratuito. Si tratta di un omaggio a Miles Davis, artista mitico per antonomasia, che nasce dalle musiche composte dal fuoriclasse del jazz ed eseguite dal vivo assieme a musicisti di altissimo profilo: Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino (pianoforte e Fender Rhodes Eletric Piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Filippo Vignato (trombone, multi-effetti elettronici, keyboard), Federico Malaman (basso elettrico) e Christian Meyer (batteria). La regia è curata da Andrea Bernard, bolzanino dalla carriera internazionale.
Dal 5 all’8 dicembre al Comunale di Bolzano Toni Servillo accompagna il pubblico nel reading “Tre modi per non morire” di Giuseppe Montesano, un viaggio teatrale attraverso tre momenti culminanti in cui alcuni poeti hanno messo in pratica l’arte di non morire e ci hanno insegnato a cercare la vita: Baudelaire, Dante e i Greci.
Dal 19 al 22 dicembre Filippo Dini dirige e interpreta “I parenti terribili” di Jean Cocteau, uno spaccato crudele della società e della famiglia. Al suo fianco Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Giulia Briata e Cosimo Grilli.
è poi Caterina Guzzanti a salire sul palco del nuovo Puccini di Merano 22 gennaio (h. 20.30) come protagonista di “Secondo lei”. Con il suo primo testo di prosa e la sua prima regia, Guzzanti affronta un tema universale in un lungo, intimo, delicato flusso di pensiero sulla fragilità e sulle dinamiche nascoste che regolano i rapporti di coppia. Ad affiancarla in scena, Federico Vigorito.
Il 18 febbraio (h. 20.30) Serena Sinigaglia porta in scena “L’Empireo” della drammaturga britannica Lucy Kirkwood. Monumentale e ambizioso, “L’Empireo” è ambientato a metà del Settecento nell’Inghilterra rurale e racconta la storia di una giuria di dodici donne convocate da un giudice che non può giustiziare per omicidio una ragazza perché si dichiara incinta. Capitanata da Arianna Scommegna una compagnia d’eccezione dà vita a questa prima versione italiana del testo.
Il 4 marzo (h. 20.30) Amanda Sandrelli e Gigio Alberti sono i mattatori della commedia “Vicini di casa” dello spagnolo Cesc Gay. Una piéce, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo. La regia è curata da Antonio Zavatteri.
Il 24 marzo (h. 20.30) Merano ospita “Sissi l’imperatrice”, spettacolo scritto e diretto dal meranese Roberto Cavosi che racconta l’inquieta e tormentata vita dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria, comunemente nota come Sissi. Il ritratto che man mano si compone è interpretato da Federica Luna Vincenti, Ira Nohemi Fronten, Claudia A. Marsicano, Miana Merisi e Milutin Dapcevic.
Il 14 maggio (h. 20.30) Alessandra Limetti, Giovanna Rossi e Marta Marchi danno voce e corpo alla protagonista di “Un gioco senza amore”, spettacolo scritto da Limetti e Francesco Niccolini che ne cura anche la regia. Una narrazione in prima persona della storia di una coppia di una famiglia, distrutta dal gioco d’azzardo patologico. Un percorso di annientamento, ma anche di rinascita.

Nella stagione di Merano non possono mancare due appuntamenti con la danza affidati al Balletto di Siena e a MM Contemporary Dance Company. Se il 4 marzo (h. 20.30) la Compagnia senese interpreterà i passi a due più famosi tratti dal grande repertorio in “The Great Pas de deux”, il 3 febbraio (h. 20.30) MM Contemporary Dance Company porterà in scena “Ballade” che vive delle coreografie di Enrico Morelli e di Mauro Bigonzetti.

ABBONAMENTI
Gli spettacoli in visione a Bolzano in data a scelta sono prenotabili nei turni e nei giorni preferiti (giovedì ore 20.30; ven. e sab. ore 19; dom. ore 16), via telefono 0471 301566 o whatsapp 366 6311044 a partire dalle seguenti date. “Mein Kampf” da martedì 24 settembre; tutti gli altri spettacoli a partire da martedì 22 ottobre.
Dal 22 ottobre I biglietti singoli per i 7 spettacoli in visione a Merano sono acquistabili on-line sul sito www.teatro-bolzano.it e a Merano la sera dello spettacolo a partire dalle ore 19.30.

Teatro Stabile di Bolzano
Tel. 0471 301566
Whatsapp 366 6311044
www.teatro-bolzano.it