Tre giorni di festa per promuovere la partecipazione degli abitanti di Sinigo e tematizzare criticità ed esigenze del quartiere: dal 29 al 31 agosto andrà in scena Paloo Fest il festival di rigenerazione urbana promosso dal Centro giovani Tilt e dall’associazione La Strada-Der Weg. In programma ci sono concerti, mostre, mercatini e workshop. Ecco alcuni dei suoi protagonisti.
// Di Roberta Catania
Fra i tanti attori della Paloo Fest ci sono i volontari dell’associazione Magari, che collabora con il team organizzativo del festival per sensibilizzare su una cultura di sostenibilità e di sharing.
Chi siete?
Siamo un’associazione culturale con sede a Merano che intende creare luoghi d’incontro, di scambio di conoscenze, sperimentazione e produzione culturale nei quali condividere esperienze, differenze e desideri. Promuoviamo, affrontiamo e indaghiamo tematiche sociali, culturali e ambientali, attraverso l’arte e il design, organizzando attività di sensibilizzazione, partecipazione, didattica, co-progettazione, networking e ricerca, con un approccio transdisciplinare per tessere nuove relazioni.
Qual è stato il vostro progetto rigenerante su Sinigo?
Abbiamo progettato un orto comunitario come spazio per il quartiere dove coltivare piante, ortaggi e relazioni. Immaginato e costruito in modo partecipativo, questo progetto di un anno include laboratori e momenti ludici ed educativi, con l’obiettivo di trasformarsi in un orto permanente per la comunità. Insieme al gruppo del Centro Giovani Tilt, creiamo momenti di esperienza comunitaria, attività didattiche socializzanti e sperimentali, basate sull’ educazione informale.
Che vuol dire per voi costruire un orto di comunità?
Auspichiamo che la presenza dell’orto crei un legame forte tra la comunità e l’ambiente locale. Costruire un orto di comunità, per noi, significa creare un bene comune. L’orto unisce piante e persone in una comunità vivente, favorisce l’inclusione sociale e stimola la partecipazione attiva nelle famiglie e di chi abita questo luogo.
Che ricadute sperate possa avere su Sinigo?
Ci auguriamo che l’orto di comunità possa crescere, diventare una risorsa permanente ed espandersi per tutta la località di Sinigo. Ci immaginiamo che diventi un posto non solo per fare crescere ortaggi ma per sentirsi comunità.
L’azione di semina per voi ha a che fare con “Cultura, comunità e trasformazione”, ovvero il sottotitolo del festival?
Certamente! Faremo un workshop di orto in cassetta per chi è interessato. La semina sarà la continuazione del nostro fare, poiché ogni piccolo gesto contribuisce a una trasformazione che guarda al futuro. Ci teniamo a collegare i vari linguaggi della cultura, sostenendo le differenze, la libertà di espressione e l’equità, creando così interazioni etiche, sostenibili e sociali per la comunità.
Come pensate risponda la popolazione di Sinigo?
Ci lasciamo sorprendere, sicuramente che ci saranno persone che hanno voglia di mettersi in in gioco in modo collaborativo, solidale, rigenerante e aperto.
Ultima domanda: prossimi orti urbani?
Orti comunitari disseminati ovunque!
GUERRILLA SPAM
Due collettivi artistici arrivano in residenza a Sinigo e realizzeranno opere artistiche sotto gli occhi attenti degli abitanti e dei passanti. Uno di questi sono i Guerrilla Spam.
Se doveste presentarvi al pubblico meranese, come vi definireste?
Facciamo arte negli spazi pubblici dal 2010. Abbiamo iniziato in modo spontaneo attaccando dei manifesti sui muri di Firenze senza alcun progetto di lunga durata, poi, con il tempo, il progetto si è strutturato e oggi facciamo muralismo come affissioni, installazioni e performance. Abbiamo lavorato in spazi eterogenei dalle strade ai musei, dalle scuole ai centri sociali, sino alle comunità o alle carceri.
La streetart è sempre una forma artistica dibattuta, voi però avete sempre l’obiettivo di calarla nel contesto territoriale…
Cerchiamo sempre di fare ricerca in modo da lavorare in ogni contesto in modo differente. Usare un linguaggio adatto serve per arrivare al pubblico; questo non vuol dire che si debba andargli troppo incontro, è sempre necessario tenere l’asticella alta facendo arte in modo accessibile ma anche in modo complesso, talvolta criptico. Dopo una ricerca iniziale dedichiamo tempo sul posto per conoscere il luogo e i suoi abitanti e spesso i bozzetti pensati a distanza vengono modificati arricchendosi di qualcos’altro. Ogni territorio ha esigenze differenti e cerchiamo di mettere sempre in discussione il nostro metodo e i nostri linguaggi reinventandoci all’occorrenza.
Cosa porterete a Sinigo?
Cercheremo di realizzare due interventi differenti, un dipinto murale permanente che rimarrà agli abitanti, e una performance più estemporanea che creerà un installazione particolare, quasi “aliena”, con lo scopo di occupare lo spazio in modo differente cercando di coinvolgere le persone che passeranno di lì…
Il sottotitolo del festival è “Comunità, Cultura e Trasformazione”: cosa significa, nel vostro lavoro?
Con le comunità lavoriamo sempre, che siano queste di un paesino o di una metropoli, la classe di una scuola o una casa di richiedenti asilo; la cultura (sia quella “alta” che quella più “bassa”) cerchiamo sempre di inserirla nei nostri lavori, a più livelli di comprensione, in modo che questi siano solo il tramite per scoprire nuove cose. E la trasformazione è quello a cui ambiamo sempre: mai essere statici, fermi, nella vita come nello stile artistico, mutare sempre e sapersi adattare e reinventare, essere diversi da come si era prima ma non per rinnegare qualcosa solo per aggiungere altro.
Progetti futuri?
Ne abbiamo molti in parallelo (come sempre!). Continueremo a studiare l’arte rupestre e faremo escursioni per cercarla e osservarla, dipingeremo nuovi muri cercando di essere sempre più essenziali e simbolici, scriveremo un libro o forse due, impareremo nuove cose e chissà poi cosa succederà.
MIRKOEILCANE
Mirko Mancini, cantautore romano, classe 1986, in arte Mirkoeilcane ha fissato il Paloo Fest tra le sue tappe di un tour nazionale molto fitto. Candidato al Premio Tenco nel 2016, vincitore di Musicultura nel 2017, calca il palco sanremese nel 2018, vincendo anche il Premio Mia Martini. A Sinigo lo si è voluto per la sua autenticità, le sue vibrazioni vere e attente all’ascoltatore, nonché per la sua attenzione alla prossimità.
Come ti definiresti come artista?
Alla stessa maniera in cui mi definirei come essere umano: coerente e leale. Rimango fedele alla mia curiosità e non rincorro le mode del momento.
Quali sono le tue influenze musicali? A cosa ti ispiri?
Non saprei scegliere due o tre nomi. Mi piace la musica da ascoltare, quella suonata bene, da musicisti bravi e appassionati. Mi piacciono le canzoni quando si portano dietro un messaggio da condividere, una storia da raccontare che possa essere universale. Non ascolto la musichetta fatta per accompagnare gli aperitivi e non ascolto le canzonette in cui si tralascia completamente il valore della parte testuale.
Sinigo sarà una delle tappe del tuo tour estivo “La Musica contemporanea mi butta giù”: vuoi dirci di più di questo tuo progetto musicale? Perché ti butta giù questa musica contemporanea?
Mi butta giù perché si vuole far credere che basti un computer e un’intelligenza artificiale per scrivere musica. Mi butta giù perché si trattano gli ascoltatori come fosse un’indagine di mercato per vendere un paio di scarpe alla moda. Ci si dimentica di quanto sia importante studiare e rispettare la musica. Questo disco parla un po’ di questo e un po’ di vite normali, quelle in cui si mangia una pizza senza postarla su un social.
Cosa vuoi portare di te e della tua musica in questo rione che ha voglia di rinascere e di ricevere le attenzioni giuste per risentirsi comunità?
Quelli in cui si sta vicini al pubblico sono i miei concerti preferiti. Sono molto contento di poter partecipare in piccolissima parte al processo di rinascita di Sinigo e spero che, anche così lontano da casa mia, qualcuno possa riconoscersi in una delle storie che racconto nelle canzoni.
“Cultura, comunità, trasformazione”: che cosa significano per te?
La base di una società sana. Le avrei scritte nello stesso ordine. La cultura e l’arte sono le fondamenta su cui si costruisce una comunità felice e attenta che non si accontenta dell’informazione di massa ma rimane curiosa e critica. La trasformazione, a queste condizioni, è un processo continuo e inevitabile.
Progetti futuri?
Non smettere mai di portare in giro la mia musica e il mio messaggio. Scrivere almeno altri 28 album. Essere felice.
Autrice: Roberta Catania